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Storytelling: i cercatori di luce

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Ieri leggevo un articolo interessante che mi ha fatto pensare a come un fotografo, alla fine, sia un cercatore di luce.

Sì, questa è la differenza tra chi scatta e chi crea una foto.

Mi rendo conto di essere in qualche modo ossessionato dalla luce, senza cadere nell’ostinazione, diciamo che di sicuro sono affascinato da come la luce possa plasmare la nostra storia fotografica.
Come fotografi, dobbiamo imparare a capire la luce, la dobbiamo cercare, riconoscere ed imparare ad usarla. La luce è la nostra grande alleata, ma se non impariamo a conoscerla e ad usarla, si può trasformare nella nostra peggior nemica.

Si può imparare a capire la luce?
Sono convinto di sì.
Ci sono esercizi che possiamo fare anche senza avere in mano un macchina fotografica per migliorare la nostra sensibilità nei confronti della luce.
C’è una cosa che mi capita di fare spesso e senza accortemene quasi più, appena entro in un ambiente, mi capita spesso di cercare subito la fonte di illuminazione principale e di passare in rassegna mentalmente le sue qualità: direzione, qualità, temperatura, intensità.
Poi cerco le altri fonti di illuminazione e osservo come concorrono ad illuminare assieme la scena, a come contribuiscono alla formazione delle ombre, ad esempio.
E immagino di scattare una foto della scena. E mi pongo le domande che mi porrei con la macchina in mano. Dove leggo l’esposizione? Se sposto il punto di lettura come cambierebbe l’ipotetica foto?

La fotografia è fatta di luce e di ombre e non dobbiamo mai dimenticarlo.

Dobbiamo imparare a studiare la luce, la sua direzione, dobbiamo imparare a capire la sua qualità  della luce.

Molto spesso cerchiamo scorciatoie…i paesaggi si scattano al tramonto… i ritratti all’aperto si scattano in giorni nuvolosi… bah, blah, blah…

Tutto vero, tutto sacrosanto, ma non dobbiamo rilassarci e rassegnarci all’ovvio, sperimentiamo!

Cerchiamo i controluce, cerchiamo le luci di taglio, sperimentiamo magari aggiungendo un flash per bilanciare il sole alle spalle del nostro soggetto… insomma, imparato l’ABC, proviamo ad andar oltre.

Ci sono esercizi che possiamo fare senza macchina fotografica per imparare a capire la luce.

Quando entriamo in una stanza, quando entriamo in un salone, proviamo a capire subito da dove arriva la luce (direzione), proviamo ad immaginare di avere in mano la nostra amata macchina fotografica e mentalmente componiamo un’ipotetica inquadratura, usando la luce presente nella stanza o nel salone.
Osserviamo le ombre, come cadono? Disegnano un contorno secco? Osserviamo la transizione tra le zone in luce e le zone in ombra. È un passaggio graduale, morbido? (qualità)
Continuiamo ad osservare. Ad esempio ci potrebbe essere un’abat-jour in un angolo e un neon appeso al soffitto. Osserviamo la differenza di colore tra le due fonti luminose e paragoniamole alla luce del giorno che entra dalla finestra. Quale fonte è più calda? Quale più fredda? (temperatura)
Tutti questi dettagli – direzione, qualità e temperatura – come influirebbero nella nostra ipotetica inquadratura?

È un semplicissimo esercizio e lo possiamo declinare in numerosissime variazioni, possiamo ripeterlo ovunque ci troviamo, all’aperto, in una stanza, davvero ovunque.

Possiamo anche andare oltre.
Ad esempio possiamo provare ad osservare come la luce a disposizione definisca la scena (non importa quale essa sia) e poi possiamo provare  ad immaginare la stessa scena con una luce diversa.
Variando mentalmente la direzione, come cambierebbero le ombre?
Variando la qualità, ammorbidendola o rendendola più dura, che tono prenderebbe la nostra scena?

Sono esercizi semplici, ma ci aiutano a capire meglio la luce e, in particolari modo, a capire meglio quale  tipo di luce meglio racconta la storia che stiamo accingendoci a raccontare.

Ognuno di noi ha la sua personalissima sensibilità, non esiste una luce giusta, ma di sicuro, secondo me, esiste una luce sbagliata: la luce piatta.

Per favore, imparate almeno a riconoscere la luce piatta e lasciatela a qualcun altro!

 

 

Categorie: Uncategorized
Pubblicato da walter meregalli in giugno 14, 2014

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