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In viaggio con l’attrezzatura fotografica. Alla dogana.

dogana

Le dogane del mondo sono spesso un incubo per noi fotografi in viaggio.

Quanti di noi possono raccontare aneddoti di tipo diverso che riassumo la situazione sempre piuttosto difficicile da districare che si verifica quando ci aggingiamo a passare i controlli in dogana nel mondo.

La mia esperienza personale mi ha fatto sviluppare un modus operandi piuttosto chiaro e che cerco di seguire sempre.
Innanzitutto mostro nei confronti dei doganieri un atteggiamento cortese, ma non prorstrato. Non lascio loro il minimo spazio per eventuali ricatti e cerco di non farmi trovare in fallo con i regolamenti relativi al materiali che si può importare o esportare.
Nel mondo ho incontrato: doganieri rispettosi della legge e ragionevoli, doganieri rispettosi delle leggi, ma rigidi, doganieri per nulla interessati e doganieri disonesti e pronti a chiedere una mazzetta – questo succede soprattutto in certe piccoli uffici doganali del Sud America e dell’Asia.

Il mio comportamento varia a seconda del doganiere che mi ritrovo di fronte.

Nel caso di un doganiere ligio al dovere e ragionevole, cerco subito di mettermi a disposizione delle sue richieste, apro tutto quello che mi chiede di aprire senza fare troppo storie e rispondo sempre molto cortesemente a tutto quello che mi viene chiesto. In questo modo il tempo di passaggio di solito viene mantenuto ai minimi.

Nel caso di un doganiere rigido, ma ligio, le questioni di complicano, i tempi si dilatano. Io non sono molto paziente di mio, ma consiglio, quando si ha a che fare con questa tipologia di ufficiale, di fare appello a quella dose extra di pazienza, sorridere una volta di più, ma non cedere ad eventuali sopprusi e mostrarsi decisi e consapevoli di quelle che sono le leggi vigenti.
Nel caso invece ci si trovi di fronte a un doganiere corrotto o in cerca di un facile modo per arricchirsi alle nostre spalle, il problema è soprattutto etico, ma anche pratico. Se la morale ci dice di non cedere alle angherie dell’ufficiale, il buon senso qualche volta ci dirà di lasciar perdere e di investire qualche rupia e o qualche pesos per passare più rapidamente e senza troppi inconvenienti il controllo.
Non dico altro e lascio alla vostra coscienza il compito di decidere.
Ci sono dogane il cui grado di corruzione è risaputo, in questi casi vi consiglio di non perdere mai la calma, di evitar di lasciarvi andare a scenate, che mai hanno il potere di superare il problema, ma invece spesso hanno la capacità di inasprirlo. In questi casi non c’è molto da fare, se la nostra attrezzatura ha attirato l’attenzione del funzionario corrotto, tutto starà alla nostra calma e alla nostra capacità di contrattare il prezzo – ricordiamoci che, comunque, i funzionari corrotti fanno parte della polizia o dell’esercito e in certi paesi non è molto conveniente affrontarli a muso duro.

Ricordiamoci una cosa: NESSUN DOGANIERE PUO’ APRIRE E MANEGGIARE AL POSTO NOSTRO LA NOSTRA ATTREZZATURE. Per cui alla richiesta di mostrare il contenuto dei nostri zaini, premuriamoci di farlo noi stessi. Questo ci preserverà dalla non curanza di alcuni addetti alle dogane. La nostra attrezzatura vale molto (non sto parlando soltanto di valore econico qui) e non possiamo consegnarla in mani poco attente o maldestre.

Molti di noi comprano materiale fotografico all’estero perché conviene. Il consiglio che vi dò è quello di liberarvi di qualsiasi involucro originale e intregrare il materiale acquistato con quello esistente.

Buon viaggio!

Pubblicato da walter meregalli in febbraio 12, 2015

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