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Fotografare i deserti

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Il deserto solitamente offre grandi possibilità di scatti molto intensi e drammatici.
La vera sfida si cela tutta nella scelta della composizione e nel momento della giornata in cui scattare.

Cogliere la luce.
Mai come nel deserto, l’imperativo è: SCATTARE AL TRAMONTO e SCATTARE ALL’ALBA.
Non solo all’alba e al tramonto la luce wè più calda, ma, grazie all’angolo di incidenza piuttosto limitato, offre ombre lunghe e ben disegnate, che possono contribuire a confezionare scatti di interesse particolare

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Evitiamo la monotonia
Il deserto, soprattutto se lo si affronta per la prima volta, può indurci a scattare molto.
Cerchiamo di evitare la monotonia, cerchiamo di cogliere particolare meno scontati o poniamo particolare attenzione alla composizione.

L’elemento umano
L’elemento umano – o animale – ci permette di cogliere la grandiosità dello spettacolo che ci apre davanti agli occhi. Ricordiamoci che chi vedrà i nostri scatti successivamente non avrà una percezione precisa di quanto grande siano le dune inquadrate, aiutiamo a ristabilire le proporzioni inserendo un elemento umano che possa dare un riferimento preciso

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Trame e dettagli
Le dune possono diventare interessanti segni grafici. Sforziamoci di vederle anche sotto questo punto di vista, utilizziamo le linee dei profili, sottolieneiamole con ombre decise (magari sottoesponendo un filo) e giochiamo con i grafismi che ne risultano.

Raccontate una storia
Anche nel deserto possiamo essere storyteller fotografici. Impariamo a cercare, raccontiamo la nostra storia attraverso le immagini, non limitiamoci a fissare sul sensore una bella duna a favore di sole.

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4 buoni motivi per portarsi un flash in viaggio

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Un colpo di flash per schiarire le ombre di questo scatto all’interno di una piccola fornace nel souk di Rissani, in Marocco. Avreste mai detto che c’è il flash? E’ tutto qui il segreto

Ho notato che il post precedente (clicca qui per leggerlo) ha suscitato un certo interesse, per cui ho pensato di integrarlo con un post che riassuma i vantaggi di mettersi in borsa un flash.

  1. Schiarire le ombre
    Spesso ci si trova a scattare in condizioni di luce piuttosto disagevole e decisamente contrastata, un piccolo flash montato sulla slita (che avremo accortamente evitato di puntare direttamente sui nostri soggetti) può toglierci d’impaccio e dare una bella schiarita alle ombre.
    Il trucco è quello di non esagerare, ma con un piccolo colpo di flash possiamo tranquillamente esporre per le luci e recuperare qualche dettaglio nelle ombre.
  2. Sottoesporre lo sfondo
    Questa è una tecnica molto cara ai ritrattisti. Calcolare l’esposizione corretta per lo sfondo e poi sottoesporla di uno stop – se non addirittutra di più, salvo poi usare un colpo di flash sul soggetto in primo piano.
    Questo ci permette di ottenere un ritratto intenso, immerso in una scena satura.

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    Il flash illunmina il piccolo “cyclo” in primo piano e mi permette di sottoesporre di 1/2 stop lo sfondo, trattenendo così l’azzurro del cielo,

  3. Schiarire gli interni
    Come per il primo punto, un flash a portata di slitta quando ci troviamo in un interno può aiutarci a portare a casa lo scatto. Spesso in viaggio le attività più interessanti si svolgono al chiuso e nella penombra, l’uso del flash (con giudizio e tecnica) può fare una differenza enorme. E’ vero che ora si può osare con gli ISO, ma spesso un lampo di flash, se ben dosato, crea lo scatto.
  4. Conitnuare a scattare di notte
    Ci sono luoghi che vivono di notte, perché precluderseli?
    Provate a mischiare flash e luce ambiente (di solito neon o incandescenze), il risutlato è sbalorditivo, i vostri soggetti risalteranno nella scena e riuscirete a catturare tutta una serie di attività che altrimenti aveste potuto raccontare soltanto a voce.

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    Scattare di notte… senza flash questo scatto non sarebbe stato possibile.

Concludendo….
Il flash è nostro amico, anche se molti di voi ancora lo temono.
Il segreto sta tutto nella tecnica e nel cercare il giusto equilibrio tra luce ambiente e luce flash – il bello del flash è quando la gente non si accorge che lo avete usato.

Come trasformare un’esterna in un piccolo studio fotografico

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C’è un piccolo accessorio può trasformare un set esterno in uno spettacolare piccolo grande studio fotografico, quale?
Il flash.
Un piccolo flash da slitta, un comado remoto e il gioco è fatto.
Già immagino l’espressione di molti, un flash!? in viaggio!? na-ah!
E invece sì, occupa poco spazio, pesa quasi nulla, tanto vale portarselo dietro.
Si aspetta il crepuscolo, si fa posare il nostro soggetto di fronte al cielo che si colora dei toni blu e azzurri tipici della blue hour serale e si scatta.
La prima cosa da fare è disassare il flash dalla macchina fotografica – non collegarlo cioè sulla slitta. Questo permette di illuminare il soggetto in modo obliquo e non parallelo alla linea soggetto/macchina.
Un’illuminazione obliqua crea ombre che danno profondità al soggetto, cosa che invece un flash diretto non riuscirebbe a creare.
Se possedete un comando remoto a radiofrequenza, usatelo, altrimenti affidatevi ai sistemi proprietari per la gestione dei flash attraverso gli infrarossi (Nikon lo chiam CLS).
Leggete la luce sullo sfondo e sottoespoenete di un mezzo stop (anche uno stop, se il cielo non è ancora bello saturo).
Impostate il flash in TTL e incrementate la potenza di 1/3 di stop o di 1/2 di stop – se lo impostate in manuale i conti da fare sono un filo più difficili e la luce potrebbe cambiare più rapidamente della vostra capacità aritmetica.
Montate il piccolo riflettore di plastica bianza zigrinata sulla testa del flash e fate in modo di non stare troppo lontani, se non avete dove appoggiarlo, fatevi aiutare a tenerlo in posizione corretta.
Mettete in posa il soggetto e scattate.
Ricordatevi: il diaframma comanda la quantità di luce flash che colpisce il soggetto, mentre il tempo di posa gestisce la quantità di luce ambiente. Regolatevi di conseguenza, ad esempio tra 1/60-f.8 e 1/30 f.11 la differenza è sostanziale, nel primo caso avrete più flash e meno ambiente e nel secondo caso, il contrario.

Ecco altri due scatti di come ho trasformato una duna del deserto del Sahara in uno studio fotografico
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Phototour possibili: Marrakech e il deserto del Sahara

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Potrebbe sembare una sbruffonata, ma il Marocco è una delle mete più abbordabili dall’Italia, per chi voglia fare un phototour indimenticabile, senza svenarsi e senza dover dilapidare il monte ferie.
Dal punto di vista di un fotografo, il Marocco è un paese che offre tantissimo: kasbah, souk, castelli, deserti di montagna, le dune del Sahara, canyon di argilla rosso cadmio e volti, volti, volti.
Concentrandosi nell’area di Marrakech e dell’Atlante, è possibile buttarsi in un phototour davvero memorabile e tutto nel tempo abbordabile di quattro o cinque giorni.Tappa obbligata Marrakech.
La medina, ed in particolar modo la grande piazza Jema El Fna, è il fulcro della vita di Marrakech.
Portatevi un grandangolo e un teleobiettivo, oltre al solito obiettivo normale. La piazza si trasforma con il passare delle ore. Calma alle 8 del mattino, si tramuta in un brulilcare di piccoli ristoranti all’aperto e carretti che vendono spremuta d’arancia fino a tarda notte. Di sera fermata obbligatoria su una delle terrazze dei numerosi caffè che si affacciano sulla grande piazza – portatevi un cavalletto, che non guasta.
Ovvio che tutto quello che accade all’interno del perimetro di Jema El Fna vale per lo meno uno scatto: il venditore di incensi, l’incantatore di serpenti, l’uomo che vende le lumache cotte, i ragazzi che si litigano (amabilmente e chiassosamente) i turisti, perché questi cenino al loro ristorantino sotto la tenda, nel mezzo della piazza.
Tutto è colore  e tutto è fotografia.
Dalla piazza ci si può avventura nei souk (mercati).
Sono quasi tutti coperti e quindi è necessario un obiettivo veloce e non aver timore di pompare gli ISO.
Gli scorci e le possibilità sono senza fine. Per oltre dodici di ininterrotto mercato, potrete cogliere espressioni e dettagli che sembrano arrivare da un tempo lontanissimi.
Attenzione: prima di scattare un ritratto, chiedete sempre il permesso.

Via verso il Sahara.
Dopo un primo giorno di acclimatamento al Marocco, via, in jeep verso il Sahara, direzione Merzouga.
Ouarzazate è la città più grande, lasciata Marrakech e imboccata la strada che, attraverso le montagne dell’Atlante, vi porta verso il deserto. Vale la pena fermarsi, ma soltanto per passarci la notte e ripartire carichi.
Fotograficamente parlando, la valle del Draa, che costeggia la strada per il deserto, offre, canyon di argilla rossa, campi verdissimi, colline dolci, tornite dal vento. Fatevi trovare pronti e sulla strada o all’alba.
E poi… poi il deserto del Sahara.
Lasciate la vostra jeep a Merzouga e affittate un passaggio in dromedario, prenotate almeno una notte in un campo tendato al confine con l’Algeria, passerete uno dei momenti più incredibili della vostra vita
Fate in modo di mettervi in sella al dromedario due ore e mezzo prima del tramonto, in modo da non perdere lo spettacolo mozzafiato del sole che scompare dietro il profilo delle dune.
Poi, con addosso qualcosa di caldo, montate le vostre macchine fotografiche su un cavalletto e puntate il vostro 18mm al cielo.  Che lo spettacolo abbia inizio. E di puro spettacolo si tratta. Le stelle si prendono il palcoscenico e tornerete a casa con scatti davvero potenti.

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Dove stare.
Marrakech offre sistemazioni di tutti i tipi e per tutte le tasche. Io consiglio di alloggiare in un riad all’interno della medina, ce ne sono a centinaia.
Lungo la strada che porta al deserto del Sahara, troverete numerosissimi posti dove fermarvi e non pensiate che il fatto di lasciarsi la città alle spalle significhi per forza doversi adattare a passare la notte in luoghi poco convenienti.
Anche la zona di Merzouga offre sistemazioni alla portata di tutte le tasche: riad principeschi, con piscina e bagni termali (potreste anche incappare in Brad Pitt, se siete fortunati) e sistemazioni presso famiglie nomadi berbere, con le quali condividere casa e tradizioni. Sta a voi.

Discrezione, sempre
I marocchini sono un popolo molto disponibile e tollerante – questo almeno nella media. A Marrakech sono quasi tutti abituati  ad avere a che fare con turisti provenienti dai vari paesi del mondo, per cui la gente, soprattutto della medina, parla, oltre al francese, un po’ di inglese, spagnolo e italiano.
E’ possibile fotografare gli uomini, chiedendo loro il permesso prima, che di solito accordano.
Le donne non si lasciano fotografare, a meno che qualcuno del luogo non interceda per voi: non insistete.
Se proprio dovete rubare un’immagine, fatelo velocemente e che davvero valga la pena: è un’azione che non viene vista di buon occhio dalla popolazione locale e vi giudicheranno immediatamente poco corretti e per nulla graditi.

Come arrivare e quando andare
Marrakech è raggiungibile quasi sempre senza scalo dai maggiori aeroporti italiani. Da Roma e Milano partono voli low cost con tariffe che possono anche aggirarsi attorno ai 100 andata e ritorno, su questi voli molto spesso il bagagli da stiva si paga a parte, sinceratevi su quali sono i limiti di peso e di numero consentiti per persona e viaggiate SEMPRE con tutta la vostra attrezzatura in uno zaino che imbarcherete con voi.

Marzo, aprile, settembre e ottobre sono i mesi migliori per pianificare un photo tour a Marrakeche e nel deserto del Sahara. Dicembre può presentare un’escursione termica notevole tra la notte e il giorno, soprattutto nel deserto, e in più sulla strada che attraversa l’Atlante c’è pericolo di neve.
L’estate è molto calda – anche se secca – e può risultare piuttosto fastidiosa, inoltre i campi della valle del Draa si trasformano in erba secca (!).

Non siate pigri, il Marocco vi aspetta… inshallah.

Filtri neutri variabili



Lo so, molti di voi storceranno il naso leggendo di filtri… ma come, nell’era digitale, torniamo a parlare di filtri?!?

Sì, parliamo di filtri e di uno in particolare il filtro neutro (ND) ad intensità variabile. È un piccolo investimento, lo so, ma le poche volte che lo userete, vi ripagherà di tutti i soldi che avete pagato.

Come funziona un filtro ND variabile?

Si tratta di un filtro circolare, del tutto simile ad un polarizzatore, dotato di una ghiera. Ruotando la ghiera il filtro autmenta il grado di intensità. In commercio se ne trovano di molto validi e di grande qualità, in grado di arrivare fino a 12 stop.

Perché portarsi in viaggio un filtro ND variabile?

Per essere sempre pronti a rendere una cascata pura seta, una piazza affollata, un luogo senza presenze umane, o semplicemente per abbassare la quantità di luce presente in una scena. I filtri ND (Neutral Density) non alterano la cromia della scena inquadrata, a patto che siano di buona fattura.

Quale scegliere?

Il mercato offre qualche alternativa. I prezzi vanno dai 19 euro ai 150 euro. I dettagli da controllare prima di acquistare sono la qualità delle lenti e la fluidità del movimento delle ghiere che regolano l’intensità. Io ne posseggo uno, piuttosto costoso, l’ho usato poche volte, ma devo essere sincero, la qualità dei materiali e la precisione delle ghiere, valgono tutti i 150 euro che ho speso. Ognuno valuti per sé, ma cercate di non lesinare, un pessimo filtro, montato sul vostro obiettivo può falcidiare la qualità finale dello scatto.

Phototour possibili: Siena e dintorni

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Come non pensare alla zona circostante Siena?
Non si può.
Ed ecco un phototour possibile.

Basta un weekend lungo, ad esempio da giovedì a domenica, per immortalare una delle zone più belle d’Italia.
Sto parlando di quell’area di Toscana a sud di Firenze, tra Siena – appunto – e il mar Tirreno.

Gli amanti della fotografia di paesaggio non possono non pagar pegno a questa zona incantevole d’Italia. Colline dal profilo dolce si alternano a piane, borghi medievali fanno a gara ad attirare l’attenzione di chi attraversa la zona.

A Siena.
Siena, di per sé, vale la pena della trasferta.
Preparatevi a condividerla con un esercito di turisti più o meno tutto l’anno – in particolar modo attorno a ferragosto quando si tiene il famoso palio omonimo. Questo non deve però farvi gettare la spugna, ma deve invece spronarvi a cercare nuove inquadature e scatti più nostri.

Siena è conosciuta in tutto il mondo per il patrimonio storico, artistico e paesaggistico. Il centro è un’opera d’arte a cielo aperto e la maggior parte degli scorci fotografici li troveremo circoscritti al suo interno.
Prepariamoci a camminare, perché gran parte delle cose da vedere si trovano all’interno del centro storico in aree a traffico limitato o isole pedonali.
Piazza del Campo non può mancare. Centralissima sede del palio, simbolo della città con la Torre del Mangia e il Palazzo Pubblico. Neppure il Duomo, a pochi passi dalla piazza, può mancare, con il suo stile romanico gotico, così comune nella Toscana medievale.
GIrovagando senza meta per i vicoli del centro storico, non mancheranno gli spunti fotografici interessanti.

Fuori Siena.
Monteriggioni non può mancare dalla nostra lista.
Monteriggioni è una cittadina minuscola ad una ventina di chilometri da Siena, famossa per le mura che la cingono e per il profilo che queste mura conferiscono al paese.
La campagna attorno a Monteriggioni pare un dipinto, tanto è bella e suggestiva. Calda e bruciata in estate, rigogliosa in primavera, di un fascino particolare anche in inverno, sembra invitare il fotografo a fermarsi e a puntare il suo grandangolo sulla piana che si stende ai suoi piedi.

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A nord di Monteriggioni, uno degli ultimi paese della valle del Chianti, Castellina in Chianti, e se ci arrivate da Monteriggioni, vi consiglio di farlo prendendo la SP 51 da Castellina Scalo, vi troverete nel cuore tipico della Toscana, con a disposizione un panorama mozzafiato.

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Volterra è un’altra meta interessante. Più piccola di Siena, più raccolta, ma altrettanto bella da visitare  e, naturalmente, fotografare. Interessante anche tutta l’industria che ruota attorno alla lavorazione dell’alabastro – per un fotografo volenteroso, si apre una bellissima storia, che va dalla produzione, alla vendita di manufatti in alabastro, passando per la lavorazione.
Scendendo poi verso il mare, verso ovest, si può fare una capatina ad una delle spiagge più singolari del litorale toscano, le Spiagge Bianche di Rosignano Solvay, dove gli scarichi – innocui – della vicina Solvay, colorano le acqe di un turchese intenso e di un azzurro, sbiancando la spiaggia a livelli di Maldive.

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Tra Collesalvetti e Lorenzana, a nord di Rosignano, potrete invece ritrovare le colline del Mulino Bianco, e cimentarvi con i panorami tipicamente toscani – collina, cipresso e casale, tanto per intenderci. Il muliino della famosa marca di merendine e biscotti si trova a Chiusdino ed l’agriturismo Mulino delle Pile.

Quando andare e dove stare
La primavera inoltrata è sicuramente la stagione migliore. Troverete il verde dei campi al massimo del suo splendore e il caldo non sarà opprimente.
Le sistemazioni sono davvero innumerevoli. Si può andare dal casale ricondizionato a relais di lusso, al bed and breakfast con vista sulla Torre del Mangia, all’agriturismo spartano, dove il proprietario vi servirà latte appena munto per colazione e vi inviterà a raccogliere le uova delle sue galline. Tutto dipende dal vostro budget.

Come arrivarci
In auto, da nord, si può lascare l’A1 a Firenze e prendere il raccordo autostradale Firenze-Siena. Da sud, invece, sempre dall’A1, uscendo Valdichiana, si può predere il raccordo Siena-Bettole.
Per chi arriva dal litorale tirrenico, l’uscita è Rosignano.

In viaggio con l’attrezzatura fotografica. Alla dogana.

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Le dogane del mondo sono spesso un incubo per noi fotografi in viaggio.

Quanti di noi possono raccontare aneddoti di tipo diverso che riassumo la situazione sempre piuttosto difficicile da districare che si verifica quando ci aggingiamo a passare i controlli in dogana nel mondo.

La mia esperienza personale mi ha fatto sviluppare un modus operandi piuttosto chiaro e che cerco di seguire sempre.
Innanzitutto mostro nei confronti dei doganieri un atteggiamento cortese, ma non prorstrato. Non lascio loro il minimo spazio per eventuali ricatti e cerco di non farmi trovare in fallo con i regolamenti relativi al materiali che si può importare o esportare.
Nel mondo ho incontrato: doganieri rispettosi della legge e ragionevoli, doganieri rispettosi delle leggi, ma rigidi, doganieri per nulla interessati e doganieri disonesti e pronti a chiedere una mazzetta – questo succede soprattutto in certe piccoli uffici doganali del Sud America e dell’Asia.

Il mio comportamento varia a seconda del doganiere che mi ritrovo di fronte.

Nel caso di un doganiere ligio al dovere e ragionevole, cerco subito di mettermi a disposizione delle sue richieste, apro tutto quello che mi chiede di aprire senza fare troppo storie e rispondo sempre molto cortesemente a tutto quello che mi viene chiesto. In questo modo il tempo di passaggio di solito viene mantenuto ai minimi.

Nel caso di un doganiere rigido, ma ligio, le questioni di complicano, i tempi si dilatano. Io non sono molto paziente di mio, ma consiglio, quando si ha a che fare con questa tipologia di ufficiale, di fare appello a quella dose extra di pazienza, sorridere una volta di più, ma non cedere ad eventuali sopprusi e mostrarsi decisi e consapevoli di quelle che sono le leggi vigenti.
Nel caso invece ci si trovi di fronte a un doganiere corrotto o in cerca di un facile modo per arricchirsi alle nostre spalle, il problema è soprattutto etico, ma anche pratico. Se la morale ci dice di non cedere alle angherie dell’ufficiale, il buon senso qualche volta ci dirà di lasciar perdere e di investire qualche rupia e o qualche pesos per passare più rapidamente e senza troppi inconvenienti il controllo.
Non dico altro e lascio alla vostra coscienza il compito di decidere.
Ci sono dogane il cui grado di corruzione è risaputo, in questi casi vi consiglio di non perdere mai la calma, di evitar di lasciarvi andare a scenate, che mai hanno il potere di superare il problema, ma invece spesso hanno la capacità di inasprirlo. In questi casi non c’è molto da fare, se la nostra attrezzatura ha attirato l’attenzione del funzionario corrotto, tutto starà alla nostra calma e alla nostra capacità di contrattare il prezzo – ricordiamoci che, comunque, i funzionari corrotti fanno parte della polizia o dell’esercito e in certi paesi non è molto conveniente affrontarli a muso duro.

Ricordiamoci una cosa: NESSUN DOGANIERE PUO’ APRIRE E MANEGGIARE AL POSTO NOSTRO LA NOSTRA ATTREZZATURE. Per cui alla richiesta di mostrare il contenuto dei nostri zaini, premuriamoci di farlo noi stessi. Questo ci preserverà dalla non curanza di alcuni addetti alle dogane. La nostra attrezzatura vale molto (non sto parlando soltanto di valore econico qui) e non possiamo consegnarla in mani poco attente o maldestre.

Molti di noi comprano materiale fotografico all’estero perché conviene. Il consiglio che vi dò è quello di liberarvi di qualsiasi involucro originale e intregrare il materiale acquistato con quello esistente.

Buon viaggio!

Pensiamo a colori

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Comporre con il colore, usando una palette colori molto ridotta

Molto spesso non consideriamo il colore una valida chiave di composizione e questo è un errore.

Riconoscere e gestire la palette dei colori presenti in una scena, conoscere il modo di gestirli e di renderli è alla base di una foto di successo.
Pensate al ritratto di Steve McCurry più famoso – la ragazza afghana.

114  Al di là della drammaticità dello sguardo della ragazza ritratta, uno dei punti chiavi in termini competitivi del famoso scatto di McCurry, ma pochi sottolineano, è l’uso del colore. Il rosso spento del vestito della ragazza è complementare allo sfondo verde scelto dal fotografo americano. Un caso? No, non è un caso, si tratta di grande conoscenza della teoria del colore, sapere che due colori complementari – che stanno cioè di fronte l’un l’altro nella ruota dei colori – producono uno scatto vibrante e di grande contrasto.

ruota-coloreB Conoscere la teoria del colore è UN DOVERE per ogni fotografo e spesso l’uso creativo e capace determinano un buono scatto.

La percezione del colore
Ognuno di noi percepisce i colori in modo diverso, ma quasi tutti siamo pronti a definire i rossi e i gialli colori caldi, mentre i blu e i verdi colori freddi.
Questa percezione comune ci deve aiutare quando stiamo componendo uno scatto in termini di messaggio che vogliamo passare. Stiamo cercando di comunicare intimità, propenderemo allora nella scelta di una palette di colori caldi.
Il fotografo digitale ha poi dalla sua qualche trucco in più per intervenire sul risultato finale, ad esempio un bilanciamento del bianco creativo che può riscaldare o raffreddare ulteriormente i colori presenti.

Scatti con palette colori limitata
Spesso l’utilizzo di una palette ridotta – come nella fotografia in apertura di post – può dare origine ad immagini molto forti.
Cercare e saper tradurre in scatti scene dal sapore quasi monocromatico ha una forza tutta sua.

Imparare a lavorare con quello che si ha
Nella maggior parte dei casi ci troveremo a dover lavorare con combinazioni cromatiche già esistenti, a maggior ragione dovremo essere bravi ad individuarle, a cercare alternative all’interno di quello che la scena offre a prima vista.
Per fare questo è necessario essere esperti del colore.

Come valutare i concorsi fotografici prima di iscriversi

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Con questo scatto ho partecipato al concorso dell National Portrait Gallery di Londra. Ho passato la prima selezione (immensa soddisfazione), ma non sono entrato nei finalisti che sarebbero stati inclusi nella pubblicazione annua ed esposti a St. Martin in the Fields

In quanti concorsi fotogrtafici, più o meno seri, più o meno articolati, ci imbattiamo ogni settimana?

“Soldi!”… “La tua foto in copertina!”…. “Super Premio in salami e formaggi!”… “Esposizione mediatica garantita!”…. “I tuoi scatti esposit alla NPG di Londra!”… e chi più ne ha più ne metta.

A prima vista i concorsi possono sembrare tutti una buona occasiona da non lasciarsi sfuggire, ma se così facessimo, ci ritroveremmo presto spennati – a colpi di 20/50 euro a iscrizione – e con la stessa fama o copertura mediatica dell’altroieri.

ALT! Poniamoci alcune domande prima di iscriverci al prossimo concorso fotografico.

Che cosa mi potrebbe portare?
Se ci iscriviamo ad un concorso è perchè vogliamo cavarci qualcosa. Cerchiamo di capire di cosa di tratta prima di iscriverci, qualunque cosa essa sia, soldi, fama, esposizione, la possibilità di accedere a workshop con fotografi di fama mondiale, la possibilità di pubblicare lo scatto vincente o di fare una mostra.
Quello che possiamo aspettarci si suddivide facilmente in

  • FAMA – Qualsiasi tipo di esposizione successiva legata alla vittoria o ad un buon piazzamento
  • PREMIO IN SOLDI – va da sé
  • FEEDBACK – alcuni concorsi permettono di avvicinare fortografi di fama mondiale e scattare con loro o partecipare gratuitamente ad attività da loro svolte (corsi, workshop, sessioni di lavoro, ecc,-)

Chi siede nella giuria?
Questa seconda domanda è significativa quanto la prima. La giuria è composta da esperti o si tratta di un concorso basato sulla popolarità – tipico di Facebook, dove si vince a colpi di “mi piace” e di “condividi”.
I concorsi della seconda tipologia li lascio a chi lo fa tanto per divertiris a vedere quanti “amici” lo sostengono, personalmente preferisco concorsi dove la giuria è composta da esperti – questo non significa che i concorsi su Facebook non valga la pena farli, dipende se però a decretare il vincitore è l’esercito dei navigatori o un fotografo amministratore di un gruppo o di una pagina.

Chi ha diritto ai miei diritti?
Cerco sempre di leggere bene la parte relativa alla cessione dei diritti  e vi consiglio di farlo ache voi.
Cercate la sezione dedicata a “come verranno utilizzate le immagini da voi sottoposte”. Un concorso serio si limiterà ad utilizzare le vostre immagini per promuovere il concorso stesso – potrebbe darsi che a questo segua una mostra e un catalogo.
Attenzione alle esche!
Molti concorsi sono semplicemente acchiappascatti: voi caricate le vostre immagini, pagate e loro acquisiscono i diritti in maniera totale, disponendone per qualsiasi utilizzo, anche a scopo di lucro. Evitate di iscrivervi!

Quanto costa?
La questione economica è sempre da valutare.
I concorsi seri prevedono diverse categorie di iscrizione, di solito a foto singola o ad essay (piccolo gruppo che risponde ad tema).
Tenete inoltre presente che se vi viene richiesto di partecipare inviando una stampa, la stampa non vi verrà restituita, a meno che non venga espressamente indicato nelle regole di partecipazione e di solito la cosa avviene a vostre spese, con il versamente di un contribuito per la postalizzazione.

Avete letto tutto e bene?
Leggete con estrema attenzione le regole di partecipazione e di ammissione per gli scatti (formati accettati, risoluzioni minime, risoluzioni massime, azioni di post-produzione ammesse, ecc.). Non c’è peggior beffa di iscriversi, pagare e vedere i propri scatti squalificati perche ritenuti non idonei o non conformi alle regole di ammissione.
Alcuni concorsi ammettono tutto  – e non pensiate che si tratti di concorsi da quattro soldi, Nikon, ad esempio, ne organizza uno a livello mondiale dove qualsiasi intervento in post-produzione è ammesso.
La maggior parte dei concorsi è rigida su quanto potete photoshoppare uno scatto, di solito potete intervenire sull’esposizione, sul contrasto, sulla gamma tonale, qualche sharpening e stop.

Buon Natale + Felice Anno Nuovo

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