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Paesaggi in viaggio: alcuni consigli
Documentare un viaggio significa fotografare anche i paesaggi che ci circondano.
Ecco alcuni consigli che arrivano dall’esperienza e dal buon senso:
- Portiamoci SEMPRE un cavalletto. Direte, ma a cosa diavolo mi serve!? ci aiuta a comporre meglio e, nel caso, a fare più scatti della stessa inquadratura con diaframmi diversi da montare poi in post produzione ed ottenere una gamma tonale migliore, ad esempio
- Portiamoci uno scatto flessibile. Se non lo possediamo, nel caso di un tempo di posa lungo, impostiamo la macchina su autoscatto con ritardo-
- Facciamo attenzione alle nuvole – sono nostre amiche. Danno più profondità allo sfondo e contribuiscono a creare ombre.
- Se utilizziamo un filtro degradante neutro, posizioniamo con attenzione la sfumatura, facendola combaciare con la linea dell’orizzonte. Attenzione al diaframma: un diaframma chiuso rende la linea di passaggio del filtro più evidente.
- La luce del sole pieno è bella, ma la luce delle giornate di pioggia o di nebbia ha un fascino unico. Non lasciamoci demoralizzare se il meteo non è clemente, usciamo comunque. Il verde dei prati diventa magico quando piove.
- Indossate scarpe comode e vestiti adeguati. Scattare paesaggi può voler dire passare diverse mezz’ore all’aperto.
- In inverno la luce cambia con rapidità, impariamo a programmare.
- Sperimentiamo. Vi è mai capitato di scattare in una notte di luna piena, usando solo il chiarore della luna stessa?
Ecco un esempio della medesima inquadratura scattata con un’ora circa di differenza – la prima verso le 8 del mattino e la seconda poco prima delle 10, con il sole alto che aveva già sciolto la brina su campi. Il sapore delle due foto è completamente diverso
Come catturare il Tibet scomparso.
Il sogno di molti fotografi di viaggio è quello di immortalare il Tibet, ma nella loro mente il “Regno delle Nevi” è rimasto a prima dell’invasione cinese e quando si recano sull”altopiano rimangono delusi dalle condizioni attuali e dalla modernità introdotta dai cinesi negli ultimi decenni.
Come fare per catturare il Tibet che non c’è più!?
La risposta è semplice: REGALATEVI UN VIAGGIO IN LADAKH.
Il LADAKH è una provincia settentrionale dell’India, tecnicamente un distretto dello stato federale del Jammu e Kashmir.
La capitale del Ladakh è Leh e la si raggiunge con un volo di circa 90 minuti da New Delhi. Il Ladakh a nord confina con la provincia autonoma del Tibet, ora Repubblica Popolare Cinese.
Il Ladakh è un’enclave tibetana e, sia per tradizioni culturali, sia per aspetto geografico, le similitudini con il Tibet sono tante davvero – non a caso il Ladakh è sempre più noto con il nomignolo di Piccolo Tibet.
In Ladakh i monasteri sono rimasti intatti e avvicinare i monaci buddhisti è una cosa semplice, così come girare liberamente in jeep o in moto – cosa che in Tibet è pressoché impossibile.
Essendo India, un viaggio in Ladakh non comporta permessi particolari o costi aggiuntivi, mentre recarsi in Tibet non è esattamente la cosa più agevole, anche partendo dal Nepal.
Alloggiare a Leh ancora piuttosto conveniente e le attività che si possono svolgere nella zone adiacenti all’antica capitale sono numerose, si va dal rafting sull’Indo, alle scalate (la catena dello Stock Kangri ha vette che toccano e superano i 6000 metri), alla scoperta dei numerosi monasteri.
Come il Tibet, il Ladakh è un deserto d’alta montagna, situato in una zona protetta dai monsoni, per cui è possibile pianificare un viaggio anche in piena estate.. Leh sorge a 3500 metri sul livello del mare, in inverno la temperatura scende di parecchio sotto lo zero e la neve può ostuire passi e strade. In estate, invece, le giornate sono di solito soleggiate e terse – e calde – e le nottate fresche.
Primavera e autunno sono forse le stagioni più piacevoli.
A differenza del Tibet, il Ladakh non presenta distanze notevoli da coprire e tutto è piuttosto ben collegato con bus e auto a noleggio – fanno fede gli standard indiani (!). Una settimana è il tempo minimo per accostarsi al Piccolo Tibet.
Da Leh, con un dodici/quattordici ore di bus si può raggiungere Shrinagar, in Kashmir e unire due viaggi (totalmente diversi) in un breve lasso di tempo.
Cercate il Tibet scomparso? visitate il Ladakh.
ISO Automatici: quando possono toglierci d’impaccio
Qualche tempo fa, conversando con un amico fotografo, si chiacchierava della funzione “ISO automatici” capacità di togliere le castagne dal fuoco di questa opzione, che, ammetto, spesso molti di noi non prendono mai sufficientemente in considerazione.
ISO AUTOMATICI è quella funzione, che, una volta impostati tempo e diaframma, si prende cura di aumentare o diminuire automaticamente l’impostazione degli ISO se cambia la luminosità della nostra scena.
Bene, questo è quello che fa la funzione e fino a qui potevamo arrivarci un po’ tutti, ma pensiamo a cosa ci può servire…
La funzione diventa molto utile soprattutto quando stiamo seguendo un soggetto in movimento e il cui movimento non è prevedibile – ad esempio il volo di un’aquila o la corsa di un ghepardo (!)… sì, lo so, sono esempi estremi… se preferite pensate a vostro figlio che gioca in un campo di calcio e il sole che illumina il rettangolo di gioco in modo non uniforme, alternando zone d’ombra a zone di luce… ecco, in questo caso la funzione ISO AUTOMATICI si fa molto utile.
Impostiamo tempo e diaframma che riteniamo più opportuni per congelare l’azione (o per creare il mosso in maccchina) e per isolare il soggetto e il resto, gli ISO, lo lasciamo alla nostra costosa macchina fotografica
Capire la luce: la luce alle medie latitudini
Ah, le medie latitudini… offrono climi diversi e situazioni molto mutevoli… il massimo per il fotografo!
Partiamo con l’individuare 4 diverse zone climatiche, alle quali corrispondono caratteristiche di luce diverse: il clima mediterraneo, il clima umido subtropicale, il clima continentale e il clima oceanico.
CLIMA MEDITERRANEO
Un clima caratterizzata da una lunga estate e da un inverno mite, nel quale si concentrano le scarse piogge. Durante la stagione estiva, il cielo è di solito limpido e le giornate di sole sono piuttosto frequenti.
Nelle zone costiere, soprattutto in primavera, è possibile imbattersi in foschie mattutine.
La luce è piuttosto limpida e si può fare affidamente sul sole per lungo tempo durante l’anno.
La lunghezza delle giornate varia, ma non di moltissimo, a seconda delle diverse stagioni dell’anno.
Nel breve inverno è facile incappare in lunghi periodi di cielo coperto e luce grigia.
Paesi: costa mediterranea, california centrale
CLIMA SUBTROPICALE
Estati umide e dall’alta concentrazione di umidità nell’aria, che dà solitamente luogo a fenomeni atmosferici nuvolosi.
Il periodo migliore, per la qualità della luce, è sicuramente quello che coincide con la primavera e l’autunno.
Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno è possibile incappare in uragani – che oltre ad essere potenzialmente pericolosi – offrono una luce molto particolare e drammatica.
Paesi; Giappone centrale e meridionale, Messico (costa).
CLIMA OCEANICO
Estati fresce e inverni miti, piogge distribuite nel corso di tutto l’anno. Clima piuttosto imprevedibile.
La luce in questa zona climatica è difficile da prevedere con certezza e varia moltissimo a seconda del periodo dell’anno, ma anche durante lo stesso periodo.
Per il fotografo non è facile determinare con certezza che cosa lo aspetterà.
La lunghezza delle giornate in queste zone varia molto da stagione a a stagione e il fotografo ne deve assolutamente tenere conto.
Paesi: Stati Uniti del nord, Canada, Europa occidentale.
CLIMA CONTINENTALE
Grande divario tra le temperature estive (alte) e le temperature invernali (decisamente basse).
Le piogge si distribuiscono durante tutto l’anno, concentrandosi tra primavere e estate. In inverno non è difficile incontrare neve.
La luce è molto legata alle condizioni atmosferiche contingenti e dalla zona geografica relativa.
Paesi: Stati Uniti centrali e Europa centrale.
Fotografare eventi pubblici: la preparazione

Puja a Varanasi, uno scatto insolito
In viaggio un dei soggetti ricorrenti è il reportage di un evento pubblico.
Le possibilità sono tantissime, dalla processione religiosa ad un palio o ad una parata militare.
Ci sono due aspetti piuttosto critici che ricorrono nella fotografia di un evento pubblico: muoversi e scattare tra la gente e riuscire a seguire la manifestazione nel suo susseguirsi rapido di situazioni.
Per questo è NECESSARIO MUOVERSI CON ANTICIPO e PIANIFICARE.
Ecco una lista di consigli per portare a casa il reportage di un evento pubblico:
- documentarsi con un certo anticipo sul calendario delle manifestazioni, cercando di capirne la natura, aiutatevi con il web o con guide turistiche
- cercate di procurarvi una scaletta delle attività della manifestazione scelta
- pianificate con chiarezza – il giorno prima – quali aspetti volete ritrarre e con quale priorità
- fate i conti con il tempo che avete a disposizione e con la durata delle diverse fasi della manifestazione
- cercate i punti di osservazione migliori (i luoghi sopraelevati offrono spesso inquadrature migliori), non limitatevi a sceglierne uno soltanto (sceglietene uno alto e uno tra la folla, vi offrirà maggior scelta per le inquadrature)
- nel caso di processioni, cercate di sfruttare le curve del percorso e usate un teleobbiettivo – meglio uno zoom
Pianificare per tempo, di solito, è la chiave per riuscire a portare a casa un reportage coi fiocchi, per cui non lesinate!
Documentatevi il più possibile, cercate di visitare il luogo nel quale si svolgerà l’evento prima del giorno della manifestazione – un sopralluogo vi eviterà di correre dietro alle situazioni alla cieca. Se vi è possibile, mettetevi in contatto con chi organizza la manifestazione stessa e cercate di scoprire più dettagli possibili
Non dimenticate il pubblico! Spesso tra il pubblico che assiste alla manifestazione si trovano soggetti interessanti o particolari punti di vista che servono ad aggiungere spessore alla documentazione fotografica di un evento pubblico.
La sensibilità di un muro
Qual è il senso di fotografare un muro?
Qualche volta lo stesso che c’è nel fotografare un volto.
Qualche volta i muri parlano, altre volte addirittura urlano.
Può suonare come una sciocchezza, ma spesso ritrovo l’anima di una città o di una nazione scritta sui muri.
All’inizio pensavo di trattasse di un vizio balordo… mi ritrovavo a scattare decine di fotografie a muri, finestre, porte… La cosa si faceva imbarazzante, pensavo. Pensavo anche ad un calo della creatività o qualcosa del genere.
Poi ho cominciato a vedere che muri, porte, finestre erano in grado di raccontare tanto quanto i volti delle persone che incontravo.
E ho cominciato a non trovare la cosa più tanto strana…