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Quante card mi porto?
Quando ho cominciato a fotografare il problema prima di partire per un viaggio era analogo: quanti rullini mi porto?
Sono passati gli anni, la rivoluzione digitale ha cambiato regole e approccio, ma il problema per il fotografo, alla vigilia di una partenza, cambia di poco.
Vediamo un po’ assieme come ci si può regolare – in aiuto mi viene un articolo Nikon/Lexar.
Partiamo dal presupposto che stiamo scattando con una macchina dotata di un sensore a 12Mp, ciò detto, più o meno otteniamo file dalle seguenti dimensioni:
- JPEG Normal: 2.5MB
- JPEG Fine: 5MB
- RAW compressi: 12,5 MB
- RAW non compressi: 25MB
E queste, più o meno, sono il numero di foto che riusciamo a far stare nelle nostre card.
Tipo di contenuto | Peso |
2GB
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4GB
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8GB
|
16GB
|
Immagini JPEG NORMAL | 2,5MB |
800
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1600
|
3200
|
6400
|
Immagini JPEG FINE | 5MB |
400
|
800
|
1600
|
3200
|
Immagini NEF compresse (lossless) | 12,5MB |
160
|
320
|
640
|
1280
|
Immagini NEF non compresse | 25MB |
80
|
160
|
320
|
640
|
Il consiglio è naturalmente quello di partire con qualche card in più, visto poi lo spazio ridotto che occupano e il peso praticamente .
Nonostante il mercato offra tagli di card decisamente capienti (64GB e addirittura 128 GB), io preferisco usare card che non superano i 16GB. E’ soprattutto una scelta legata alla sicurezza, non vorrei riempire 128 GB di scatti e, per una qualsiasi disgrazia, scoprire che la card si è rovinata. Nella sfortuna, meglio perder 8GB che non 128 GB e il prezzo della scelta è la necessità di portarsi qualche card in più e il fatto di dover fermarsi a sostituire le card piene (!).
Altro consiglio: COMPRATE SOLTANTO CARD DI MARCA e possibilmente della linea professionale.
Sistemazioni per il Workshop di Orvieto
Si avvicina il Workshop di Orvieto del 26 e 27 ottobre e con il Minù Bistrot, di Orvieto Scalo, che mi aiuta ad organizzare la piccola logistica, abbiamo individuato tre possibili sistemazioni per i partecipanti:
HOTEL POSTA
Via Luca Signorelli, 18, Orvieto (TN)
0763 341909
Costo indicativo della stanza 37 € a notte.HOTEL PICCHIO
Via Giovanni Salvatori, 17, Orvieto (TN)
0763 301144
Costo indicativo della stanza 40 € a notte.AGRITURISMO NIDO DEL FALCONE – Località Cascina Bassa, – Monteleone di Orvieto (TN)
Costo legato alla tipologia di sistemazione
Workshop di fotografia di viaggio e street photography
Una due giorni di full immersion nella fotografia di viaggio e nella street photography, il 26 e 27 ottobre, ad Orvieto; un’occasione per portare la propria tecnica fotografica ad un livello superiore.
Non sono necessarie conosceenze avanzate, soltanto passione!
Due giorni nei quali impareremo a conoscere meglio la macchina fotografica, le tecniche di base, gli accessori più diffusi, le regole di composizione e di esposizione. Un workshop deidicato alla fotografia di viaggio e alla street photography che dimostra che non è necessario partire per mete esotiche per sapere imbastire un valido reportage di viaggio. Impareremo a pianificare gli scatti, a leggere e riconoscere la luce, a raccontare storie per immagini.
La quota di partecipazione è di 80 euro e i posti sono – ovviamente – limitati,
Per informazioni:
Le basi della
FOTOGRAFIA DI VIAGGIO
e della
STREET PHOTOGRAPHY
Workshop fotografico
Orvieto, 26 e 27 ottobrewalter meregalli
info@waltermeregalli.it
335.7090569
Instauriamo relazioni
Mi piace pensare che la fotografia di viaggio aiuti a conoscere meglio le culture e i paesi che attraversiamo, sia che lo si faccia di lavoro, sia che lo si faccia spinti dalla semplice passione.
Fotografare ci porta in contatto, spesso, con realtà che ignoriamo o che conosciamo poco, ma molto spesso siamo troppo presi dalle questioni tecniche legate alla fotografia che ci dimentichiamo di guardare e di ascoltare.
Personalmente penso che la macchina fotografica debba essere un ponte tra noi e quello che inquadriamo – devo dire che molte volte, io stesso, ho usato la mia reflex come un filtro, lasciando che il mondo che inquadrava impressionasse soltanto il sensore e non l’anima. E’ una sorta di autodifesa quando ci si trova a scattare in situazioni difficili o estremamente toccanti.
Di norma, invece, cerco sempre di stabilire una relazione con i soggetti che scatto – a meno che non si tratti di candid shot.
Chris Rainier, fotografo del National Geographic, dice che la qualità delle nostre foto è direttamente proporzionale alla qualità delle relazioni e devo dire che mi trovo perfettamente d’accordo.
Ogni volta che mi è possibile, mi prendo del tempo per spendere due parole con chi voglio fotografare, soprattutto in viaggio.
Chiaramente la cosa costa fatica, costa impegno, significa che bisogna, molto spesso, trovare una lingua comune, ma soprattutto un tempo comune, e mettere da parte la frenesia da scatto e fermarsi a… chiacchierare.
Non serve essere esperti di relazioni pubbliche, basta un minimo di volontà. Ricordiamoci che anche il minimo impegno, anche il minimo sforzo CREA una relazione e che, dall’altra parte, ogni nostro tentativo di instaurare un rapporto viene accolto in modo positivo.
Sempre Rainier afferma una cosa che è sacrosanta, scendere da un pullman turistico per cinque minuti in un villaggio masai è una cosa, prendere una jeep e trascorrervi l’intera giornata è un’altra.
Mostriamo sempre il massimo rispetto
Questa è la sola vera regola da seguire. Portare e mostrare rispetto per le persone che incontriamo.
Evitiamo di scattare prima e di chiedere il permesso poi, cerchiamo di tenere a mente le restrizioni e le imposizioni culturali e religiose della gente che incontriamo e dei luoghi che attraversiamo – alcune popolazioni credono che fotografandoli ci prendiamo la loro anima, evitiamo di farlo, a meno non ce lo consentano.
Non diamo per scontato che tutto il mondo ragiona con la nostra testa e cerchiamo di essere sempre discreti e consapevoli.
Rompere il ghiaccio è più semplice di quanto non possa sembrare, affidiamoci ad un saluto, ad un sorriso e ad un apprezzamento sincero. Se parlano la nostra lingua, spieghiamo le nostre intenzioni, altrimenti cerchiamo di farci capire.
Molto spesso chi si fa fotografare non ci chiede nulla in cambio – io evito di pagare per avere una foto.
E’ un gesto carino promettere di inviare, in un secondo tempo, la stampa della fotografia – ma se lo promettete fatelo!
La foto d’apertura ritrae una giovane coppia nepalese all’interno della loro dhaba, un ristorante locale – molto povero e altrettanto sporco.
Mi aveva incuriosito il volto del proprietario e ho deciso di sedermi al loro unico tavolo e di ordinare qualcosa da mangiare.
Non era certo un ristorante per turisti e lo stesso proprietario si è incuriosito della cosa e ha cominciato ad interessarsi a me, allo straniero.
Gli ho spiegato quali erano le mie intenzioni e il risultato – che a me piace molto – è la foto che ho pubblicato nel post (tra l’altro la sua cucina non mi ha ucciso).
Reportage di viaggio: posti facili dai quali iniziare
Da dove si inizia per imbastire un fotoreportage di viaggio?
Difficile da stabilire con esattezza, soprattutto perché ognuno di noi ha un modus operandi tutto suo.
Provo allora a rivolgermi a tutti coloro che si sono avvicinati alla fotografia di viaggio da poco tempo e ancora non hanno un modo di operare fidato,
Da dove si inizia, allora?
Non smetterò mai di ripeterla che alla base di un buon reportage di viaggio c’è la ricerca. Attraverso la ricerca siamo in grado di figuracce con un certo anticipo quello che incontreremo sul campo. In piena globalizzazione, a meno che non si investa in un viaggio davvero estremo, sarà difficile trovare un angolo di mondo che non sia già stato fotografato, per cui non sentiamoci sciocchi nel fare ricercar a dove altri fotografi, magari anche famosi, hanno già scattato.
La nostra ricerca può partire da scatti famosi, vedere quello che fanno o hanno fatto i grandi può aiutarci a creare un piano d’azione.
Una buona guida turistica può risultare molto utile per determinare il periodo dell’anno migliore per pianificare il nostro viaggio. Una guida ci dirà quando il clima è più favorevole, quando cadono le festività più importanti o i festival.
Una volta sul posto? Ecco una semplice lista dalla quale partire, chiaramente ogni parte del pianeta offre spunti differenti, ma molte delle location riportate di seguito sono un buon punto di partenza per un reportage di viaggio.
Oltre naturalmente ai punti turistici caratteristici, che non dovrebbero mancare
Le città si muovono, fotografiamole
Le città sono vive, si muovono e fotografarle è un’interessantissimo progetto fotografico.
Cogliere il movimento può essere un esercizio molto divertente.
Vediamo come fare.
Facciamo qualche sopralluogo, cerchiamo di individuare i luoghi più frequentati, come ad esempio le stazioni ferroviarie o della metropolitana, i centri commerciali, o le isole pedonali, le grandi arterie trafficate.
Se abbiamo scelto una stazione ferroviaria o una metropolitana, puntiamo il, nostro obiettivo su scale mobili o passaggi pedonali e facciamo in modo di trovarci sul posto durante le ore di punta.
Portiamoci sempre un cavalletto.
Impostiamo la sensibilità ISO più bassa, in modo da riuscire a scattare con un tempo compreso tra 1/30 e qualche secondo. Nel caso ci fosse troppa luce e non fosse possibile ottenere tempi sufficientemente lunghi, possiamo cercare di schermare la luce con un filtro neutro – ne esistono diversi in commercio, addirittura ad intensità regolabile.
Per rendere il movimento dobbiamo scattare con tempi lunghi, in modo da creare l’impressione dello spostamento,
Naturalmente non esiste un tempo specifico per rendere il risultato al meglio, ma con qualche prova sono certo che ce la caveremo. Per una maggiore definizione dei soggetti, scegliamo un tempo più veloce, se invece vogliamo rendere i soggetti come scie fluide, impieghiamo un tempo più lungo.
Con la tecnica dei tempi lunghi, molti luoghi che scarteremmo a priori, possono invece rivelarsi particolarmente fotogenici e regalarci una serie di scatti molto carichi di emozione e che be’ documentano la città che si muove.
Fotografare i mercati
I mercati, in qualunque luogo del mondo, offrono spunti infiniti per il fotografo di viaggio,
Personalmente amo i mercati e credo che fotografare un mercato sia un eccellente modo per entrare in contatto con la cultura locale.
Distinguo due momenti fondamentali: esplorare un mercato e fotografarlo, lì considero separati, anche se possono avvenire uno a breve distanza dall’altro.
Con esplorare, intendo prendere confidenza con il luogo, cercare le inquadrature possibili, capire le dinamiche, mischiarsi con la gente e, magari, fare amicizia con qualche venditore, che potrebbe tornarci utile nella seconda fase, quando cioè torniamo a fotografare.
Cerchiamo di recarci presto al mattino, quando ancora il mercato è sgombro e magari i venditori sono alle prese con le attività di montaggio dei loro banchi o dei loro negozi.
Sfruttiamo le informazioni che abbiamo preso durante l’esplorazione e cerchiamo di ritrovare gli amici che ci siamo farti mentre esploravamo.
I mercati possono essere luoghi molto affollati, dobbiamo ricordarci di agire rapidamente e in modo quasi invisibile.
Selezioniamo quello che intendiamo inquadrare. Focalizziamo l’attenzione sulle merci, ma anche sui volti e sulle mani. Cercate i dettagli. Avvicinatevi alla gente e cercate i dettagli.
Non insistete con un solo obiettivo, spesso un grandangolo riesce a regalargli quelle viste d’insieme che contribuiranno poi a raccontare l’atmosfera del mercato,
Cerchiamo anche luoghi sopraelevati, da quali cogliere meglio l’insieme e cercando inquadrature insolite.
Spesso al mercato la gente non si cura molto di noi e questo è sicuramente un momento privilegiato, dobbiamo approfittarne, senza però esagerare.
Nei mercati, bisogna imparare ad essere veloci, le situazioni si sovrappongono e spesso non c’è tutto il tempo per comporre a regola d’arte.
Personalmente, in situazioni simili, imposto la macchina su priorità di diaframma, in modo da ave sempre sotto controllo la profondità di campo e avere la certezza di isolare i miei soggetti dal resto.
Cerchiamo di anticipare le mosse dei nostri soggetti, componiamo mentalmente e facciamo i trovare pronti quando la scena sarà pronta per diventare un nostro scatto.
La luce cambia spesso, per cui è buona regola ripassare almeno un paio di volte nell’arco della giornata.
Attenzione però, i mercati sono affollati e tra la folla può nascondersi qualche malintenzionato, massima attenzione all’attrezzatura, dunque.
Assicurare la propria attrezzatura
Assicurare la propria attrezzatura fotografica in viaggio, per un fotografo, dovrebbe essere la cosa da mettere in cima alla lista prima di affrontare un viaggio.
Purtroppo praticamente nessuna compagnia di assicurazioni italiane prevede un prodotto specifico, molte infatti, tra le loro tipologie di polizze ne annoverano alcune che coprono le attrezzature fotografiche soltanto se chiuse in uno studio o in locale particolare e non se ci si trova in viaggio.
Per molti anni ho viaggiato senza assicurazione sulle macchine e sugli obiettivi, affidandomi alla buona sorte e incrociando le dita. Devo dire che mi è andata bene, ma non è questo il modo migliore.
Ultimamente sono nate compagnie specializzate in assicurazioni di viaggio, con un occhio particolare ai viaggi “avventurosi”, ai trekking e ai viaggi “fai da te”.
In queste nuove tipologie di polizze, vengono contemplati anche beni quali la macchina fotografica e gli obiettivi.
Naturalmente non si tratta di assicurazioni tagliate su misura delle necessità del fotografo di viaggio, che, normalmente viaggia con qualche migliaio di euro di valore in attrezzatura (come minimo), ma quanto meno contemplano la possibilità di un rimborso forfetario nel caso del furto di una macchina fotografica e di un obiettivo,
Io ho trovato due nomi: la WORLD NOMADS TRAVEL INSURANCE e la COLUMBUS ASSICURAZIONI.
Se qualcuno vuole contribuire alla lista, è il benvenuto.
Il Tibet lontano dal Tibet. Mostra fotografica
Il 31 agosto e il 1 settembre prossimi, ospite della manifestazione ECOCOMPATIBILMENTE FEST a Castell’Azzana (GR), espongo una personale fotografica dedicata ai campi profughi tibetani dell’India del nord.
La mostra, intitolata IL TIBET LONTANO DAL TIBET, coglie alcuni aspetti della dura esistenza degli esuli tibetani in India.,
31 agosto – 1 settembre
Villa Sforzesca
Castell’Azzana (GR)
IL TIBET LONTANO DAL TIBET
Testimonianze di una cultura in esilio
Campo Profughi Tibetani di Agling – Ladakh
Fotografie di Walter Meregalli
Una volta sul posto…
Una volta sul posto… dobbiamo imparare a guardarci attorno, anche senza macchina fotografica, soprattutto senza macchina fotografica.
Dobbiamo imparare a guardare, dobbiamo allenare lo sguardo, perché soltanto uno sguardo allenato è uno sguardo che è capace di scorgere foto interessanti, capaci di comunicare lo spirito del territorio che stiamo attraversando e della gente che incontriamo.
Impariamo a girare per le strade, a mischiarci nei mercati. Impariamo a fermarci nei caffè. Impariamo a parlare con la gente del posto, anche se non spiccichiamo una sola parola nella loro lingua, spesso un sorriso o un gesto sanno comunicare molto più che le frasi di circostanza imparata a memoria da qualche guida turisitica.
Una volta sul posto, alleniamoci alla scoperta. Non fermiamoci davanti all’evidente, al facile, all’ovvio. Molto spesso la foto migliore della giornata, in viaggio è la prima che scattiamo all’alba o l’ultima, che cogliamo con l’ultimo bagliore di luce ambiente.
Olivier Föllmi, uno dei più grandi fotografi di viaggio dei nostri tempi, scrive “la fotografia è andare alla ricerca di immagini che non esistono e dare loro un senso”.
Ragioniamo su queste che parole, facciamole nostre, facciamole diventare la nostra filosofia di scatto, quando siamo in viaggio.
Quando arriviamo sul posto, lasciamoci conquistare dai ritmi della gente locale, lasciamo che siano le usanze e le tradizioni locali a fare da trama al racconto che andremo a scrivere con la nostra reflex.
Ricordiamoci che cuore e occhi sono gli ingredienti fondamentali tanto quanto tecnica per i nostri scatti, soprattutto quando cerchiamo di raccontare un paese che non è il nostro.
E non lasciamoci prendere dal’ansia di scattare per forza.
La fotografia compulsiva non è mai un buon approccio. Ci saranno giorni nei quali torneremo in albergo o in tenda con numerose card zeppe di fotografie e ci saranno invece giorni dove magari gli scatti davvero buoni saranno soltanto un paio.
Non lasciamo che l’aritmetica condizioni la nostra fotografia,
Una volta sul posto, diamoci regole da seguire. Il metodo è fondamentale, Diamoci obiettivi… la mattina scatto il lago, a favore di luce, a mezzogiorno il mercato, la sera i templi, con la luce calda del tramonto.
Una volta sul posto, evitiamo di sfinirci, un fotografo stanco è un fotografo mediocre.
Una volta sul posto… Godiamone a pieno.