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Capire la luce: la luce alle medie latitudini

Amsterdam in autunno

Amsterdam in autunno

Ah, le medie latitudini… offrono climi diversi e situazioni molto mutevoli… il massimo per il fotografo!

Partiamo con l’individuare 4 diverse zone climatiche, alle quali corrispondono caratteristiche di luce diverse: il clima mediterraneo, il clima umido subtropicale, il clima continentale e il clima oceanico.

CLIMA MEDITERRANEO
Un clima caratterizzata da una lunga estate e da un inverno mite, nel quale si concentrano le scarse piogge. Durante la stagione estiva, il cielo è di solito limpido e le giornate di sole sono piuttosto frequenti.
Nelle zone costiere, soprattutto in primavera, è possibile imbattersi in foschie mattutine.

La luce è piuttosto limpida e si può fare affidamente sul sole per lungo tempo durante l’anno.
La lunghezza delle giornate varia, ma non di moltissimo, a seconda delle diverse stagioni dell’anno.
Nel breve inverno è facile incappare in lunghi periodi di cielo coperto e luce grigia.

Paesi: costa mediterranea, california centrale

 

CLIMA SUBTROPICALE
Estati umide e dall’alta concentrazione di umidità nell’aria, che dà solitamente luogo a fenomeni atmosferici nuvolosi.

Il periodo migliore, per la qualità della luce, è sicuramente quello che coincide con la primavera e l’autunno.
Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno è possibile incappare in uragani – che oltre ad essere potenzialmente pericolosi – offrono una luce molto particolare e drammatica.

Paesi; Giappone centrale e meridionale, Messico (costa).

 

CLIMA OCEANICO
Estati fresce e inverni miti, piogge distribuite nel corso di tutto l’anno. Clima piuttosto imprevedibile.

La luce in questa zona climatica è difficile da prevedere con certezza e varia moltissimo a seconda del periodo dell’anno, ma anche durante lo stesso periodo.

Per il fotografo non è facile determinare con certezza che cosa lo aspetterà.
La lunghezza delle giornate in queste zone varia molto da stagione a a stagione e il fotografo ne deve assolutamente tenere conto.

Paesi: Stati Uniti del nord, Canada, Europa occidentale.

 

CLIMA CONTINENTALE

Grande divario tra le temperature estive (alte) e le temperature invernali (decisamente basse).
Le piogge si distribuiscono durante tutto l’anno, concentrandosi tra primavere e estate. In inverno non è difficile incontrare neve.
La luce è molto legata alle condizioni atmosferiche contingenti e dalla zona geografica relativa.

Paesi: Stati Uniti centrali e Europa centrale.

 

 

 

Capire la luce: la luce dei climi secchi

La luce nelle zone secche del mondo

La luce nelle zone secche del mondo

 

Le zone secche possono presentari tipologie di luce molto diverse tra loro, è bene conoscere prima le potenzialità che ci verranno offerte una volta sul posto.

SAVANA

La savana (ad es. Africa orientale) alterna una lunga stagione calda e arida ad una più breve caratterizzata da intense piogge.

Durante la stagione arida, la luce intensa e le giornate sono solitatamene caratterizzazte da un cielo terso e luminoso, spesso appena velato, che mantiene la sua brillantezza anche durante la notte, nonostante l’oscuità.

Durante la breve stagione delle piogge, la luce varia molto, ma il cielo non appare mai coperto da una pesante coltre di nubi grigie come invece capita spesso di incontrare nelle zone interessate dai monsoni.

La luce della savana

La luce della savana

 

STEPPA

Il clima che caratterizza la steppa è di solito piuttosto secco e le poche precipitazioni si distribuiscono nel corso dell’anno in modo del tutto irregolare ed inaspettato.

Queste zone della terra (ad es. Messico, Afghanistan) sono caratterizzate da cieli molto chiari e tersi, sgombri di nuvole. Durante il breve periodi di pioggia, il cielo di carica di nubi che tendono a diradarsi quasi subito dopo la precipitazione.

Mongolian landscape

La luce della steppa mongola

 

DESERTO

Pochissima pioggia concentrata soprattutto in una breve stagione dell’anno, per il resto il clima è davvero arido e presenta escursioni termiche anche piuttosto estreme tra il giorno e la notte. E’ facile imbattersi in tempeste di sabbia, capaci a volte anche di oscurare il cielo come se fosse notte.

Nei deserti a ridosso del mare, la nebbia non è un fenomeno così improbabile, specialmente nelle prime ore del giorno.

La luce è molto intensa. Ideale fotografare durante le prime ore del giorno e attorno al tramonto, anche se in questi casi potrebbe risultare una dominante arancione calda fin troppo presente

La luce nel deserto

La luce nel deserto

Fotografare eventi pubblici: consigli sul campo

Kumbh Mela - non fatevi trovare impreparati e soprattutto non fatevi trovare preda della folla

Kumbh Mela – non fatevi trovare impreparati e soprattutto non fatevi trovare preda della folla

Ed ecco il seguito al post dedicato alla preparazione di un reportage di manifestazioni pubbliche.

Le opportunità fotografiche rappresentate da una manifestazione pubblica sono davvero molte, anche se spesso i momenti clou di un evento sono soltanto un paio.
Un buon fotografo deve però imparare a prendere spunti diversi.

SPUNTI FOTOGRAFICI PER DOCUMENTARE UN EVENTO PUBBLICO

  • l’evento stesso, sfruttando diversi punti di ripresa, lunghezze focali diverse e cercando di fissare quelli che sono effettivamente i momenti salienti della manifestazione
  • il dietro le quinte
  • i preparativi
  • il pubblico
  • il dopo evento

Come vedete, solo in questo breve elenco. troviamo spunti diversi che possono aiutarci a confezionare un vero proprio reportage monotematico.
Pensate ad esempio ad un evento come il palio di Siena, o simili.
Molti di noi si concentreranno sulla gara stessa, i cavalli al galoppo, i fantini intenti a tracciare la corsa migliore, le loro espressioni… già questo potrebbe bastare, anche se, in realtà, foto di questo genere ne esistono centinaia di migliaia e tutte più o meno simili.
Pensate ora invece a quante pochi scatti documentano la preparazione della piazza del campo, gli addetti che montano le transenne, o i maniscalchi che ferrano i cavalli, i fantini che si vestono, la folla che si accalca per le stradine e pensate a quello che rimane sul campo di un evento di tale portata.

Tutto questo è degno di essere scattato e messo a corredo di un reportage sul Palio. Non solo il risultato sarà più appagante dal punto di vista meramente fotografico, ma offrirà una testimonianza molto più personale dell’evento stesso.

Quando si documenta un evento pubblico è bene scattare molto.
Poi in fase di editing e di scelta – e non durante la manifestazione – ci preoccuperemo di cancellare le foto che non ci soddisfano a pieno.
Per questo motivo dotiamoci di un numero sufficiente di card e teniamole a portata di mano, spesso il tempo a disposizione è limitato e sostituire la card piena con una card nuova è un’0perazione che va fatta in grande velocità.

Quando ad Annie Leibovitz venne affidato l’incarico di documentare il tour dei Rolling Stones del 1976, l’allora giovane e sconosciuta fotografa adottò uno stratagemma per non finire travolta dal pubblico . La Leibovitz aveva capito che le ultime canzoni di ogni concerto rappresentavano un grosso rischio per la sua incolomità, in quanto il pubblico correva per raggiungere il palco, poco prima che tutto si scatenasse attorno a lei Annie riponeva la sua macchina fotografica e si allontanava, aveva imparato che restare a ridosso del palco in quei momenti poteva costarle qualche costola rotta.

Questo cosa ci deve insegnare?
Impariamo a leggere gli eventi con un po’ di anticipo, prima di trovarci in situazioni scomodo o pericolose, cosa per nulla rara quando si ha a che fare con eventi pubblici… e se mai vi venisse in mente di fotografare il Kumbh Mela, io eviterei di farmi sorprendere su un ponte sul Gange durante la prima alba…

 

 

Attraverso dogane “difficili”

customs

Le dogane sono spesso per il fotografo di viaggi un momento di grande passione.

Non conto le volte che ho passato una dogana difficile  con l’ansia di venire bloccato, di dover tirare fuori tutto dallo zaino con le macchine, di dover appoggiare l’attrezzatura sul tavolo e di dover dare spiegazione di ogni singolo pezzo che si trova nella borsa, con la paura di rimanere bloccato per ore, di perdere una coincidenza o magari di dover pagare del denaro.

Più il paese è povero, o corrotto, e più le dogane si fanno difficili da superare con l’attrezzature fotografica.

Più la nostra attrezzatura è professionale e più potenzialmente attira problemi alla dogana, ficchiamocelo in testa e prepariamoci a reagire.

Facciamo in modo di essere sempre dal lato giusto della legge! Anche se questo non ci mette al riparo da possibili angherie da frontiera… molto dipende da dove ci troviamo e da chi troviamo di fronte a noi.
Nella maggior parte avremo a che fare con ufficiali doganali onesti che fanno il loro lavoro, qualche volta ci capiterà invece di avere a che fare con doganieri un po’ troppo solerti, che si prendono una rivalsa sociale nel causare qualche piccolo inconveniente al ricco occidentale, esercitando il loro potere con un po’ troppa libertà.
In questo caso vi consiglio di portare pazienza e vedrete che tutto si risolverà con al massimo una piccola perdita di tempo.
Altre volte vi potrebbe capitare di imbattervi in ufficiali corrotti… qui le cose si complicano,

Il primo consiglio che dò a qualsiasi fotografo che si appresti a passare complicate è: ARMATEVI DI SANA PAZIENZA e SFODERATE IL VOSTRO MIGLIOR SORRISO.

Spesso mi sono irritato con zelanti ufficiali doganali a fronte di idioti domande o di richieste reiterate di mostrare l’attrezzature che mi porto al seguito e il solo risultato delle mie scenate isteriche è stato quello di rendere i doganieri ancora più solerti e… lenti.
Per cui, armatevi di pazienza e siate il più accondiscendenti possibili… paga sempre.

Secondo consiglio, disfatevi subito di qualsiasi scatola o imballaggio originale che possa in qualche modo far ricondurre i doganieri al reale valore della vostra attrezzatura fotografica. In un paese povero o corrotto, il miraggio del soldo facile è sempre in agguate e dobbiamo evitare di cadere nella trappola. Se avete acquistato nel paese, disfatevi delle ricevute e di qualsiasi documento che faccia risalire all’acquisto. La nostra attrezzatura deve assolutamente dare l’impressione di essere usata – anche se magari non lo è, questo riduce di molto qualsiasi rischio.

Quarto consiglio, soprattutto negli aeroporti, doganieri spesso vi chiederanno di vuotare il contenuto del vostro zaino e di ispezionarlo – nonostante lo zaino sia già chiaramente passato ai raggi X, assecondate la richiesta (è la legge), ma offritevi gentilmente di farlo voi e una volta disposta la vostra attrezzatura per l’ispezione, fate in modo che i tempi siano contenuti, in alcuni paesi poveri non è conveniente disporre qualche migliaia di euro su un tavolo sotto forma di macchine, obiettivi e flash.

Quinto consiglio, documentatevi sulle leggi doganali dei paesi nei quali vi recate 
– per quanto possibile, questo vi limiterà le sorprese.

In alcuni paesi corrotti la tangente alla dogana è quasi un atto dovuto.
E’ meglio prepararsi, soprattutto quando si viaggia con attrezzatura molto costosa al seguito o con agende serrate e molte dogane da passare.
Lascio alla vostra sensibilità la volontà di piegarsi alle richieste – illegali – di denaro da parte dei doganieri, spesso fingere di non capire va superare l’ostacolo, qualche volta no. Per esperienza personale, vi dico che alzare la voce o fare chiamare l’ufficiale in comando, in certi paesi, crea solo maggiore attrito e aumenta le possibilità di venire rimbalzati o di rimanre alla frontiera per ore, prima di varcarla.
FATE MOLTA ATTENZIONE! anche se attraversate paese corrotti, passare una bustarella ad un agente di frontiera E’ SEMPRE UN REATO e potreste venire accusati di avere infranto la legge e in questo caso i problemi sarebbero molto più grossi.
Se sapete per certo che il paese nel quale vi recate è corrotto, prendete contatto con qualche agente di viaggio locale e fate in modo che sbrighi lui per voi le pratiche legate alla dogana, pagherete qualche soldo in più, ma eviterete guai maggiori.

In ogni caso, SIATE GENTILI, PAZIENTI e SORRIDETE, spesso basta.

Restrizioni culturali

Saddhu nell'hashram di Pashupatinath a Kathmandu

Saddhu nell’hashram di Pashupatinath a Kathmandu

Molto spesso mi capita di sentire  fotografi di ritorno dai loro viaggi parlare, e spesso sproloquiare,  delle enormi differenze culturali  che si incontrano fotografando all’estero, soprattutto in paesi medio orientali o asiatici.

A mio avviso quello delle differenze culturali è un falso problema.
Mi spiego meglio, se ci comportiamo educatamente, il nostro comportamento verrà rilevato universalmente, a qualsiasi latitudine ci troviamo a scattare. Così come un comportamente sgarbato viene inequivocabilmente percepito sia che ci si trovi a Kathmandu, sia che ci si trovi a Dakar.

Una buona regola è RENDERSI IL PIU’ INVISIBILI POSSIBILI.
Funziona sempre e se commetteremo un errore o una gaffe, ci verrà sicuramente perdonata, se fino a quel momento ci siamo mossi con rispetto.

Vero è che esistono luoghi e situazioni che richiedono una sensibilità maggiore, ad esempio se ci capitasse di assistere ad una cremazione indu o a un rito religioso buddista o ad uno sciamano che cade in trance… in questi casi soltanto la nostra sensibilità saprà dirci come è meglio comportarci.

Io, per norma mia personale, non fotografo mai nessun rito funebre, che sia una cremazione o una sepoltura. Credo che siano quelli momenti troppo personali per venire immortalati da un intruso.
Altri fotografi hanno opinione diversa dalla mia e si comportano secondo coscienza. Ognuno la sua.

Documentare la povertà nel mondo può costare molto. Ad esempio a Delhi potrebbe costarvi una multa se non addirittura un arresto, conviene essere rapidi per non attirare l’attenzione di zelanti ufficiali di polizia, che ci vedrebbero come un potenziale bancomat su due gambe.

Qualche consiglio che nasce dall’esperienza:

  • guardiamoci in giro e cerchiamo di capire cosa fanno gli altri
  • evitiamo di attirare su di noi inutili attenzioni
  • evitiamo di manifestare eventuale disappunto o rabbbia, dopo un rifiuto, mostriamo sempre la nostra faccia migliore, avremo tempo per sfogarci più tardi, da soli
  • cerchiamo di essere cortesi ed educati
  • impariamo alcune frasi nella lingua locale, se non riusciranno a trarci d’impacci, ci aiuteranno almeno a diventare più simpatici e la simpatia è un’arma potentissima
  • sorridiamo, sempre!
  • informiamoci prima sulle restrizioni religiose legate all’immagine personale, ci sono religioni africane che credono la fotografia catturi l’anima, presentarsi con una macchina fotografica al collo e sperare di ritrarre qualche seguace di queste religioni è, non soltanto uno sgarbo, ma anche un atto azzardato.

Fotografare i bambini è un soggetto sempre molto delicato, in Italia come all’estero – in realtà forse più in Italia, dove una legge sulla privacy infantile è giustamente vincolante.
In paesi come l’India sono gli stessi bambini a chiedere insistentemente di essere fotografati, per loro è un divertente gioco, ma vale sempre la pena di chiedere il permesso ad un adulto nei paraggi.

Pagare per fotografare.
Questo è uno dei tipici diverbi tra fotografi di viaggio. Pago per fotografare o non pago?
Io cerco sempre di propendere per la seconda scelta, cerco di privilegiare il rapporto umano, molto spesso un soggetto locale ha più piacere nel provare ad instaurare un rapporto con noi, che non nel prendere qualche spicciolo,
In India, ad esempio, ci sono eserciti di figuranti che si fanno pagare per farsi immortalare, io lascio perdere ancora prima che mi approccino.
Ma non manco di offrire un tè o i soldi per un tè a chi si lascia avvicinare e mi concede il privilegio di ritrarlo.
Spesso è il primo passo per stringere rapporti personali che sanno andare oltre la semplice inquadratura mordi e fuggi.

Pazienza, la grande virtù

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La fotografia di viaggio è spesso un mix di tecnica e pazienza, dove la seconda gioca un ruolo molto, molto importante.

Viaggiare è diventato più semplice e più alla portata di molti e questo fa sì che sul nostro stesso cammino si trovino turisti e viaggiatori, rendendo la nostra fotografia una pratica più difficile – se speriamo di scattare senza intrusi.

Per questo un buon fotografo di viaggi fa della pazienza una delle sue caratteristiche principali.

Bisogna saper attendere e bisogna saper soprassedere, restare nei paraggi e riprovare…

La ricerca è un’ottima pratica.
Dobbiamo conoscere il posto che intendiamo fotografare, dobbiamo sapere quando la luce è migliore, ma soprattutto quando non ci sono turisti o intrusi.

Per molti funziona il modus operandi arriva priva e annusa lo scenario – per non è sempre legge, spesso arrivo e comincio a scattare subito,
Devo dire però che girare un po’ a zonzo e familiarizzare con quello che ci sta attorno è un’ottima tecnica – in questo modo non solo ipotizziamo inquadrature, ma siamo anche in grado di capire quando è meglio scattare.

La mia tecnica è arriva presto e vattene tardi.
Giuro, funziona! Arrivare presto garantisce il giusto tempo per organizzassi e andarsene tardi fa in modo che non ci si perda proprio nulla.
Tecnica e pazienza… Due cardini della fotografia di viaggio

Incontro con Steve McCurry

E’ una notizia di oggi… la leggo e mi arrabbio perché domani io non p0trò esserci, ma per chi è libero e dalle parti di Genova, segnalo l’incontro con Steve McCurry alle ore 15 presso l’Università degi Studi di Genova, Scuola delle Scienze Umanistiche, Aula Magna, via Balbi 2.

Mi mangio le mani per non poter essere presente, ma auguro a tutti un pomeriggio interessante.

Guariglia, che esempio!

Justin Gualiriga ha dalla sua una vita di passione per la fotografia documentarisitica e le macchine Leica M, che lo hanno portato ad essere un autorevole esempio per chiunque si avvicini al reportage di viaggio.

Justin Guariglia oggi è uno tra i più quotati ed apprezzati fotografi del National Geographic.

Ecco come spiega  la nascita di questa sua passione smodata per il viaggio e la fotografia di viaggio:

“Chiaramente è impossibile viaggiare senza soldi ed è coscì che mi sono avvicinato al fotogiornalismo. Negli ultimi anni 90 c’era molto lavoro, una storia qui, uno scatto là, un ritratto.. per cui fotografare per un giornale è diventato il mio modo per pagarmi bollette e affitto e viaggiare e vedere il mondo. Nonostante il lavoro, tornavo sempre indietro con un sacco di immagini personali che nemmeno mostravo ai photo editor.”


Ecco forse un grande esempio da seguire: costruire un bagaglio di immagini personali – la propria persoale library – da curare e far crescere con cura e tanta passione.
Justin Guariglia, National Geographic

Raccontare una storia

 

Sei foto per un progetto: i treni indiani

Il reportage di viaggio deve avere una caratteristica fondamentale: DEVE SAPER RACCONTARE UNA STORIA.

Evitiamo di scattare a caso, andiamo oltre i panorami, andiamo oltre i monumenti… cerchiamo di raccontare piccole/grandi storie per immagini.

Dato per scontato un concetto che mi è carissimo e cioè che ogni foto dovrebbe raccontare una storia, come possiamo migliorare i nostri reportage di viaggio – anche se poi per molti di noi altro non si tratta che foto scattate durante le vacanze.

ORGANIZZIAMO MICRO-PROGETTI
Diamoci dei temi da sviluppare, dei veri e propri progetti come ad esempio documentare il lavoro, o i mezzi di trasporto, o la religione.
Se il luogo poi lo consente, come ad esempio l’India, che conosco piuttosto bene, possiamo addentrarci in progetti più complessi come un viaggio in treno dalla prima alla settima classe, documentando tutto quello che appartiene a quel particolare mondo.

In questo modo, attraverso due o tre temi, avremo documentato con migliore dettaglio il paese che visitiamo, anche per chi il paese, magari, lo conoscerà solamente attraverso le nostre fotografie.

CERCHIAMO LA STORIA
Possiamo anche trovare un modo diverso di organizzare i nostri scatti, ad esempio inventando storie da raccontare, organizzate cronologicamente o a tappe, in modo da dare un senso preciso dello scorrere del tempo.
Quale storia scegliere di raccontare dipende solo da noi. II limite è il tempo fisico che possiamo dedicare agli scatti e alla nostra creatività.

Ad esempio una storia singolare potrebbe essere “Las Vegas oltre il gioco d’azzardo”, potrebbe essere un progetto originale e un modo singolare di documentare una città, andando oltre il clichè abusato del gioco d’azzardo.
Qualunque sia la storia che vogliamo raccontare, chiediamoci sempre se è originale, se può interessare e se davvero racconta il posto.
Spesso i posti che visitiamo sono noti a tutti e spesso lo sono attraverso sempre le medesime immagini, se non attraverso le medesime inquadrature. Possiamo provare a sviluppare le nostre storie per immagini cercando di superare il luogo comune – superare il luogo comune è un’azione che possiamo compiere partendo dalla scelta dei soggetti, dallo stile delle nostre fotografie, dalla tecnica e dal filo conduttore che decidiamo di adottare.

Secondo Jim Richardson, quotato fotografo del National Geographic, “le nostre fotografie devono riflettere qualcosa che abbiamo realmente vissuto” – non potrei trovarmi più d’accordo.
Facciamo tesoro di questa frase e proviamo a metterla in ogni scatto che portiamo a casa

Più difficile fotografare il Taj Mahal


Diventa più difficile fotografare il Taj Mahal di Agra.

Le restrizioni sono rigidissime, soprattutto se consideriamo il fatto di trovarci in India, dove guardare da un’altra parte, dopo aver intascato una lauta bakshees è l’abitudine nazionale.

Ma questa volta non c’è verso!

Se intendete scattare il Taj Mahal dalle rive del fiume Yamuna, alle spalle del monumento, sappiate che la zona è sorvegliata dalla polizia che vi permette di piazzare il vostro cavalletto in un solo punto – purtroppo nemmeno troppo centrato. Il resto della riva è off limits, salvaguardato da filo spinato. E anche provare a raggiunge il fiume, a piedi o in barca, è proibito.

Se volete mettervi un po’ meno obliqui, non resta che pagare 100 rupie (€ 1,50) ed entrare nel giardino botanico di Methab Bag, lì vicino, con il piccolo inconveniente che, nei giardini, non potrete usare il cavalletto. I giardini aprono alle 7 e chiudono alle 19.

Fotografo avvisato, fotografo mezzo salvato.
La polizia vi richiama un paio di volte, dopo di che vi arresta.