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5 consigli per i ritratti in viaggio
- Scegliamo con molta cura i nostri soggetti
I grandi ritratti trasmettono immediatamente. Qual è il segreto? Sicuramente una buona composizione, sicuramente un uso corretto della tecnica, ma soprattutto il soggetto.
Non lasciatevi travolgere dall’ansia di scattare chiunque incontriate, solo perché in viaggio. Non farete che riempire le vostre card con volti che finirete col cancellare, prima o poi.
Imparate ad aspettare, a selezionare. Cercate tra la folla, attendete con calma. Studiate i tratti somatici, ma in particolare modo studiate le espressioni e aspettate le condizioni favorevoli perché il soggetto si possa trasformare in una bella storia fotografica.
- Siate rapidi, siate cortesi. Siate reattivi.
Sono davvero pochi i soggetti che si sentono a loro agio di fronte ad un obiettivo puntato. Ecco una ragione per essere rapidi. Personalmente prediligo instaurare un qualche rapporto con chi scatto, anche se per soltanto qualche minuto. Mi piace chiacchierare, in qualsiasi brandello di idioma comune. Sento che attraverso quel tentativo, che i soggetti dimostrano sempre di apprezzare molto – anche quando nessuno capisce l’altro, le distanze si assottigliano e scatta una sorta di empatia, che spesso si traduce in espressioni molto particolari.
Questo però rappresenta il prima. È il durante che irrigidisce la maggior parte dei soggetti, per cui, durante, cercate di essere rapidi e di limitare la fase di scatto ad una manciata di minuti, sottolineati sempre da una grande cortesia.
Lavorate in anticipo. Componete mentalmente, risolvete i dettagli legati all’esposizione il più in fretta possibile, evitate di arrivare all momento dello scatto confusi o indecisi. Chi si concede non ha tempo da perdere e vi sta regalando un momento irripetibile, questo non vi deve far travolgere dall’ansia, ma deve spingervi ad essere sempre molto presenti. Siate reattivi! - Fuoco sugli occhi
È un dato di fatto: gli occhi catalizzano l’attenzione di chi guarda. Nel ritratto sono un punto focale e vanno mantenuti sempre a fuoco! Non è necessario che il soggetto guardi sempre in macchina, anche se molto spesso, quando questo accade, si instaura con chi guarda una relazione decisamente più forte. In ogni caso, che il soggetto guardi in macchina o che il soggetto volgo lo sguardo altrove, assicuratevi che gli occhi siano sempre a fuoco, a prescindere dalla profondità di campo che impiegate.
- Luce e ombre
Scelto il soggetto, considerate con molta attenzione la luce. Valutatene la direzione, analizzatene la qualità.
Le zona in ombra sono fondamentali quanto le zone in luce. L’alternanza tra ombra e luce crea la tridimensionalità.
Evitate la luce piatta, cercate i contrasti – che io personalmente prediligo. Componete con cura osservando come cade la luce sul volto.
Non è vero che non si possano scattare ritratti in pieno sole, forse non è consigliato per tutti i soggetti, ma con la dovuta cura e con la voglia di gestire contrasti azzardati, la luce dura del sole a picco può contribuire a ritratti molto evocativi.
Se decidete di avventurarvi in questa prova, scegliete con cura il soggetto. Il sole a picco sul volto è difficile da gestire, genera ombre dure sotto il mento, sotto il naso e sugli zigomi, enfatizza le rughe. Scegliete con estrema cura i vostri soggetti, non tutti si prestano ad essere ritratti in luce dura, evitate le donne, a meno che non siano anziane e vogliate enfatizzarne i caratteri somatici, evitate i bambini.
Tutto cambia quando il sole si nasconde.
In molti vi diranno che la luce migliore per eseguire ritratti in esterna è la luce morbida delle giornate nuvolose. Tutto vero, ma anche in questo caso mi permetto di consigliarvi di cercare sempre una posa che si avvalga di un certo contrasto.
A differenza del sole pieno, la luce che filtra dalle nuvole è morbida e genera contrasti miti, dimostrandosi quasi sempre ideale per il ritratto.
Non indugiate e munitevi di un piccolo flash portatile, può tornare utile per riempire o per creare quel contrasto che magari in natura non esiste. Se decidete di affidarvi al flash, fate in modo che sparisca, imparate cioè a miscelare con cura e attenzione il lampo del flash e la luce ambiente – ricordatevi: il diaframma controlla il flash, il tempo la luce ambiente – e non usatelo mai frontale e diretto.
- Fondo pulito
Se non state scattando un ritratto ambientato, beneficiate al massimo della minima profondità di campo. Mandate lo sfondo completamente fuori fuoco, rendetelo poco più di un suggerimento, di un accenno grafico a sostegno del volto ritratto.
Allenate l’occhio a cercare fondi che non distraggano o che non fagocitino il soggetto.
Allenate l’occhio a scorgere elementi di disturbo, di solito si nascondono ai bordi dell’inquadratura.
Spostatevi di qualche passo a destra o a sinistra, abbassatevi di un poco o alzate il punto di inquadratura affinché non ci siano elementi di disturbo.
5 trucchi pratici per ritratti migliori
Non è un segreto, amo la fotografia di ritratto e appena posso viaggio. Le due cose, quando si combinano, danno vita al mio nirvana fotografico. Forse qualcuno di voi nutre i miei stessi gusti, se sì, spero che questo post possa aiutarvi a migliorare.
Ecco 5 trucchi pratici che possono tornare utili quando siete in viaggio e volete dedicarvi al ritratto.
- Portate sempre un flash con voi
Con il rischio di risultare pedante – e pesante – lo ripeto all’infinito, come un mantra.
Fate sempre un po’ di spazio nella vostra borsa per un piccolo flash. Farà la differenza in molte occasioni, soprattutto nel caso decidiate di darvi alla fotografia di ritratto.
Non usatelo mai direttamente – a meno che non si tratti di un puro lampo di schiarita.
Miscelatelo sempre con la luce ambiente a disposizione, per questo fate attenzione alla coppia tempo/diaframma che scegliete. Il tempo regola la quantità di luce ambiente che entrerà nello scatto e il diaframma la luce flash, evitate che la luce flash faccia sembrare i vostri soggetti dei plasticoni.
La presenza del flash NON si deve praticamente cogliere, deve aiutare la luce ambiente, ma non soverchiarla, a meno che non siate alle prese con scatti particolarmente creativi.
Il colpo di flash deve aiutare a staccare il soggetto dallo sfondo, non deve essere protagonista.
Fate in modo di conoscere le funzioni principali – almeno – del vostro flash e studiate diligentemente la teoria della fotografia flash. Non lasciatevi intimorire, quel poco coraggio che serve per affrontarla vi garantirà risultati superiori alla media… dei vostri amici più pigri. - Abbinate il soggetto alla location
Scegliete con cura dove scattare. Giocate d’anticipo, pensate prima di mettere in posa il soggetto.
Se non si tratta di un assignment, ma di un ritratto al volo, fate mente locale subito e fatelo in fretta.
Dove scattate il vostro soggetto vale quasi quanto la posa che gli chiederete di assumere.
Il luogo, l’ambiente, racconta molto e aiuta ad inquadrare meglio il vostro soggetto e lo fotografia che andrete a realizzare.
Abbinate con cura soggetto e location. Se la location rischia di essere un luogo comune, cercate di sfruttarla in modo creativo o, se il soggetto si presta, puntate su una posa particolare.
È scontato aspettarsi Emanuele Canaparo, produttore di nocciole delle Langhe, ritratto tra le nocciole, ma lo è meno vederlo letteralmente galleggiare su un mare di nocciole. - Cogliete l’attimo
Scattare una foto significa congelare un attimo. Un ritratto risulterà ancora più eloquente se riuscirete a cogliere un gesto particolare, spontaneo. Per questo, fateli muovere. Non è necessario che si mettano a ballare il tip-tap, ma anche semplicemente muovendo le mani o le braccia, riuscirete a soffiar via quella patina di imbarazzo che molto spesso si coglie in modo fin troppo evidente nei ritratti posati. Ma non insistete. Se muoversi non è nelle corde dei vostri soggetti, non insistete, o creerete maggior danno, facendo salire l’imbarazzo alle stelle.
Spesso anche soltanto i piccoli movimenti delle mani o quell’espressione particolare possono fare la differenza. Siate pronti a coglierla, non è replicabile il più delle volte e quasi sempre dura il tempo di un click.
Nella foto, che amo particolarmente, Anna Vizziello, concertista classica, ha rotto la posa per colpa – o merito – di una zanzara. Se non fossi stato pronto, lo scatto non esisterebbe e credo che la zanzare abbia saputo regalare all’amica Anna una spontaneità incredibile.
- Vicino e lontano. Dentro e fuori.
Dentro e fuori. È un modo di dire che credo spieghi bene la questione.
Dentro, nel senso di ravvicinato, nel senso di primo piano, di dettaglio.
Fuori, nel senso di più lontano, con più aria attorno, con più ambiente.
È un’ottima regola, anche per chi scatta ritratti – soprattutto per chi scatta ritratti: gli regala varietà e possibilità di sottolineare aspetti del soggetto che un taglio accademico non sempre è in grado di garantire.
Scattate primi piani. Scattate primissimi piani. Andate oltre, scattate dettagli. Dentro.
Perché anche il dettaglio parla, soprattutto le mani.
Ma poi allontanatevi e dedicatevi alla figura intera e poi allargate ancora e includete un po’ di ambiente. Fuori.
Siate vari, i ritratti non sono soltanto scatti testa/spalle. - La luce migliore è fatta di ombre
Amo questo controsenso e ne sono assolutamente convinto.
La luce migliore – quanto meno per come la vedo io – è quella che porta ombre, anche importanti, anche nette, perché no.
Sperimentatela nei vostri ritratti.
Cercate le ombre, sottolineatele, usatele per definire ed esaltare la tridimensionalità
È chiaramente una questione di gusto. Io personalmente preferisco i ritratti contrastati ai ritratti morbidi, molti non la penseranno come me, ma alla fine questo blog lo tengo io – ah ah ah!
Fate un esercizio mentale, prima di scattare, provate a pensare a come Caravaggio avrebbe illuminato il vostro soggetto, provate ad immaginare a come lo avrebbe illuminato Rembrandt – sì, avete letto bene, ho scritto Caravaggio e Rembrandt, non Steve McCurry, Caravaggio e Rembrandt, due maestri nell’uso della luce. Sono più che convinto che se proverete ad usare la luce come Caravaggio o Rembrandt, alla fine vi verranno scatti molto vicini al linguaggio fotografico di McCurry (!) e di altri mostri sacri della fotografia moderna.
Se la luce che state utilizzando non è troppo diffusa ha una sua direzione precisa. Individuatela! Cercate da dove arriva la luce e studiate come cadono le ombre, sul volto del vostro soggetto, sull’ambiente. Sfruttatela.
La luce è magia: sfruttatela, ed è gratis, tra l’altro.
Forse a qualcuno di voi potrà sembrare un elenco ovvio, anche un filo banale – spero non a molti, altrimenti devo prendere seriamente in considerazione l’idea di chiudere il blog. Per coloro che invece non pensano si tratti di banalità, oltre alla mia gratitudine, va un ultimo consiglio: cercate il vostro stile personale.
10 trucchi per ritratti migliori

Andrea, architetto, ritratto in cantiere. Ambiente e dettagli (cassetto e mappa arrotolata) sostengono la storia in modo chiaro, ma non invadente: il soggetto resta il focus del ritratto.
Oh no! L’ennesimo decalogo che promette miracoli! Oh no-o-o-o!
Chiedo perdono, ci sono cascato a piedi dritti, ma ieri, alla ricerca dell’ispirazione su cosa pubblicare, mi sono ritrovato seduto sul divano a riflettere su che tipo di fotografia mi piace di più e mi sono risposto: il ritratto, non c’è dubbio.
Poi mi sono domandato perché e la risposta, la prima risposta che mi sono dato è stata: perché in ogni scatto si nasconde una storia, la storia della persona che ritraggo.
E allora ho provato a pensare a quello che faccio – quasi – ogni volta che ho la possibilità di scattare un ritratto e ho scoperto che è poi quello che fanno anche molti altri fotografi – anche molto, molto più dotati e quotati di me.
E allora… forse quella piccola routine può essere facilmente tradotta in un decalogo di piccoli espedienti pratici – non garantisco che vi faranno scattare ritratti migliori, ma sono convinto che potrebbero davvero farlo.
Ed ennesimo decalogo sia!
- SIATE CURIOSI
Fate domande. Se vi è possibile, incontrate il vostro soggetto con un po’ di anticipo – il massimo è bersi una cosa assieme, anche un semplice espresso. Usate quel tempo (d’oro) per conoscere chi state per scattare.
Fate domande, ma non trasformatele in un terzo grado.
Siate genuinamente curiosi. Se non vi viene, se non lo siete, se non lo sentite… lasciate perdere.
Se invece siete curiosi, chiedete, chiedete, chiedete… le risposte del vostro soggetto potrebbero innescare la vostra creatività, togliervi d’impiccio in situazioni di eventuale difficoltà, darvi punti di vista o linguaggi alternativi.
Cercate di comprendere il punto di vista del vostro soggetto. Non sempre ci riuscirete, sforzatevi di farlo. Può sembrare uno sforzo inutile ai fini della fotografia, ma – inspiegabilmente – non lo è. Empatia è la parola chiave. - METTETE A SUO AGIO IL VOSTRO SOGGETTO
È il segreto di Pulcinella, ma anche l’obiettivo più difficile da raggiungere.
Chi non è abituato a farsi fotografare, è nervoso, ansioso, non vede l’ora di finire, vive ogni click come una scudisciata.
Il vostro compito primo è provare a stemperare la tensione.
Sdrammatizzate, usate l’autoironia, usate la simpatia, usate la rapidità… qualunque trucco, ma mettete a suo agio (per quanto possibile) il vostro soggetto. - NON ABBIATE PAURA DI DIRIGERE.
Dite al vostro soggetto cosa volete che faccia, credetemi, non aspetta altro.
Fatelo con gentilezza, ma fatelo con chiarezza. Siate pazienti. Usate indicazioni semplici, elementari e aspettatevi che non vengano interpretate correttamente.
Non dite solamente “gira la testa”, guardando in macchina, piuttosto mostrate quello che intendete e sottolineatelo con le parole.
Cercate di ricordarvi che per il vostro soggetto tutto è ribaltato – la vostra destra è la sua sinistra. Potrebbe essere più efficace usare riferimenti ambientali del tipo “gira la testa verso la porta” o “appoggiati al tavolo”, che non “gira la testa a destra” e basta.
Non aspettatevi che il soggetto si metta esattamente nella posa che avete in mente, siate gentili e pazienti e guidatelo passo passo. Dopo i primi minuti, tutto comincerà a scorrere. Mai spazientirsi o sbuffare. - FATE USCIRE LE EMOZIONI E SIATE PRONTI A CATTURARLE
Questo forse avrei dovuto metterlo in testa, ma mi è venuto ora, per ciò…
Quando scatto un ritratto, non smetto mai di chiacchierare con il mio soggetto. Riprendo quello che ci siamo raccontati prima. Chiacchiero anche durante le pause. In modo casuale, di tutto, anche di argomenti che potrebbero essere scomodi, ma spesso sono proprio questi che fanno emergere le emozioni.
Cercate le emozioni e fatevi trovare pronti quando emergeranno, o sarà tutto lavoro sprecato. - USATE L’AMBIENTE
L’ambiente parla e racconta la storia del vostro soggetto. Usatelo, imparate a dosarlo, non fatelo parlare sopra il vostro soggetto, fate in modo che l’ambiente completi le informazioni sul vostro soggetto. Immaginate un ritratto ambientato come una di quelle vignette con i pallini da congiungere, l’ambiente ha la forza di sostenere la storia del vostro soggetto, di enfatizzarla, di sottolinearla, di completarla. Non datelo per scontato.
Di solito, prima di iniziare a scattare, mi faccio mostrare dal soggetto angoli che ama, mi faccio raccontare il motivo, li osservo e li immagino in macchina. Poi scatto.
Un soggetto ritratto in un ambiente familiare si rilassa e sente meno l’ansia – naturale – di essere fotografato. - CERCATE ALTERNATIVE
Anche se siete certi di avere lo scatto che cercavate, pensate ad un’inquadratura alternativa o ad una scena diversa.
Non ve ne pentirete. - PENSATE AL MOVIMENTO
Ritratto fa pensare a posa. Qualche volta il movimento può aggiungere quel quid che rende lo scatto memorabile.
Un semplice gesto della mano, un sorriso, un passo… qualsiasi cosa.Le zanzare e un sorriso colto al volo hanno dato una mano a creare un ritratto dal grande impatto
- FATE QUALCHE PAUSA
Chi non è abituato a farsi fotografare soffre terribilmente la macchina fotografica e questa sofferenza genera ansia e stanchezza. Fate pause, durante le quali cercherete di stabilire una relazione ancora più forte.
Evitate di fermarvi se sentite che il soggetto ha finalmente trovato il giusto feeling, ma non approfittatevene.
Non torturate i vostri soggetti con shooting oltre modo lunghi. - STABILITE UNA RELAZIONE SINCERA (e forte)
Non credo servano spiegazioni. Che dite!? - NON DIMENTICATE CHE LA FOTOGRAFIA È UN’ARTE
La creatività è ammessa!
Questi 10 punti riassumono più o meno quello che faccio io.
Sono piccole manie pratiche, con me funzionano, magari funzionano anche con voi.
Ogni soggetto ha la sua personalità, questo non va dimenticato, per ciò non è detto che quello che ha funzionato con uno, debba per forza funzionare sempre.
Siate flessibili, siate attenti.
Se state scattando un orso, non insistete perché si lanci in una conversazione fiume, ma non fermatevi al primo tentativo.
Ognuno ha la sua tecnica – io gioco molto con le parole, con l’autoironia e con le battute. Trovate la vostra e in bocca al lupo.
Ritratti con il grandangolo

Un ritratto ambientato impiegando una focale corta: tanto ambiente e sensazione di essere dentro la scena.
Certo, qualcuno storcerà il naso e attaccherà la solita tiritela “ma per i ritratti si usa un 80 mm!”… tutto vero, non sto vaneggiando, semplicemente vi dò un consiglio per provare qualcosa di alternativo in termini di composizione.
Perché un grandangolo
L’ampio angolo di ripresa offerto da un grandangolo consente di abbracciare ampie inquadrature e questo può generare ritratti ambientati con una certa personalità.
Per contro, saremo costretti ad avvicinarci molto ai nostri soggetti e questo, soprattutto per i più timidi di noi, non è certo un bene.
Se scegliamo di ritrarre un soggetto con il grandangolo, dobbiamo soprattutto pensare in termini di ritratto ambientato. Gli obiettivi con focale piccola non sono certo i migliori obiettivi per rendere i tratti somatici dei nostri soggetti, ma diventano strumenti interessanti per proporre il soggetto nel suo contesto. Cerchiamo però di tenere sempre sotto controllo le distorsioni tipiche dei grandangoli, nasoni e testone non sono mai punti a favore di un ritratto. Cerchiamo di tenere la macchina il più allineata all’orizzonte, evitiamo inquadrature alto/basso o basso/alto per limitare le distorsioni.
Un trucco per limitare le distorsioni delle linee verticali è quelllo di attivare la griglia del mirino ed ancorare la composizione dello scatto ad essa.
Al contario, potrebbe essere interessante dal punto di vista del linguaggio fotografico, esaltare le distorsioni prodotte dall’obiettivo. In questo caso, non siate pavidi, fatelo con giudizio, ma fate capire che non siete incappati in un errore tecnico, ma che state usando una certa creatività nell’inquadrare.Più vicini al soggetto, più intenso lo scatto
Lasciamo la timidezza a casa e scattiamo a distanza ravvicinata, questo ci aiuterà a produrre scatti con maggio pathos, lo spettatore si sentirà tirato dentro la scena, e, una volta affinata la tecnica, le nostre foto risulteranno più intense.Tutto a fuoco!
Se pensate ad un ritratto con un primo piano che si staglia su un bokeh perfetto… i grandangoli non sono il vostro pane!
Gli obiettivi grandangolari offrono una profondità di campo molto ampia, questo consente di mantenere sia primo piano, sia sfondo perfettamente a fuoco, ricordiamocelo e cerchiamo di sfruttare la cosa.
Scegliamo sempre sfondi interessant e che sappiano aggiungere significato al soggetto ritratto. Siccome lo sfondo risulterà quasi sempre a fuoco – esattamente come il soggetto in primo piano, facciamo in modo che lo sfondo non mangi il soggetto ritratto.
Molti fotografi da strada montano piccole focali per non dover metter a fuoco e per scattare alla cieca.
Per concludere: impiegare un grandangolo per fare ritratti può essere un modo per ampliare la nostra tecnica fotografica e per differenziare i nostri scatti.
5 cose da tenere a mente per scattare ritratti migliori
Ecco cinque consigli pratici per scattare ritratti migliori, il sesto è… scattarne tanti.
- NOI e IL SOGGETTO
Consideriamo sempre attentamente il tipo di relazione che stabiliamo con il soggetto ritratto.
La ripresa è ravvicinata? il campo è stretto? il soggetto è inserito in un contesto?
Ricordiamoci anche che la posizione del punto di ripresa (in relazione al soggetto) è importantissima: un soggetto ripreso dal basso acquisisce importanza, mentre se ripreso dall’alto permette a chi guarda di stabilire un contatto più intimo e diretto. - DISTANZA
La distanza dal soggetto gioca un ruolo fondamentale.
E’ la distanza effettiva – o quella percepita – che ci dà la misura dell’intimità del ritratto.
La distanza di ripresa canonica per un ritratto (testa/spalle) è al massimo di pochi metri e per un ritratto ambientato non arriva quasi mai a superare i cinque. Supponendo di utilizzare un tradizionale ’80mm, la percezione che si ha del soggetto data dalla porzione di spazio occupata all’interno dell’inquadratura, è più o meno sempre la stessa, per cui l’occhio è abituato.
Modificare questa proporzione (distanza/ingombro) può essere motivo di interesse – anche se ciò non significa per forza produrre ritratti migliori. - LA LUCE
Poteva forse mancare!? Ovvio che no!
Pensiamo a che luce vogliamo, prima di scattare. oglio una luce morbida, capace di sottolineare l’armonia del volto? voglio una luce dura? voglio molto contrasto?
Se scattiamo all’esterno, chiediamoci se vogliamo utilizzare la luce calda delle golden hours o chiediamoci se il sole di mezzogiorno, di solito poco utile ai ritratti, non possa essere un fattore che andrà a distinguere i nostri scatti.
Se abbiamo deciso di miscelare flash e luce ambiente, pensiamo prima a che risultato vogliamo ottenere.
Molti fotografi scelgolo la via che associa sempre la stessa tipologia di luce sia flash, sia ambiente – cioè se si trovano a scattare con una luce ambiente morbida, aggiungono sempre un flash morbido, se invece la luce ambiente è dirette e decisa, aggiungono un flesh diretto e deciso. Personalmente non seguo questa regola, preferisco mischiare per ottenere effetti diverisi.
E maggiormente in studio, dove siamo noi a creare la luce. - IL GESTO
Molti di noi costringono il soggetto a pose immobili. E’ una tecnica come un’altra. Io preferisco che il soggetto si muova (senza esagerare), ma che soprattutto parli (anche se a volte i ritratti migliori nascono nelle pause di silenzio).
Un piccolo gesto della mano, uno sguardo abbassato a volte sono quel piccolo dettaglio che fanno diventare un ritratto un piccolo capolavoro.
Impariamo dunque a far parlare i nostri soggetti mentre scattiamo e non distraiamoci mai, neanche quando il soggetto magari parla con altri sul set. Anzi, spesso è dissimulando o fingendo disattenzione che cogliamo i ritratti più intensi, proprio mentre il soggetto non si aspetta di essere ripreso e finalmente abbassa la guardia e si mostra più naturale. Noi però dobbiamo farci cogliere pronti! - POSE BREVI
Ricordiamoci che davvero poche persone, eccezion fatta per le modelle e i modelli professionisti e per gli attori, si sentono davvero a loro agio di fronte alla macchina fotografica.
CERCHIAMO DI MANTENERE IL TEMPO PER SCATTARE UN RITRATTO IL PIU’ BREVE POSSIBILE. Non esasperiamo i nostri soggetti con interminabili sessioni, cerchiamo di essere rapidi e di evitare che il soggetto si stanchi – si stancano più velocemente di quanto noi si possa pensare.
Questo non vuol dire di mollare il colpo prima di essere certi di aver scattato la foto che stiamo cercando, ma semplicemente di imparare ad essere più rapidi con l’aritmetica e con tutto quello che ha a che fare con la tecnica.
Posing Souls, il mondo attraverso i ritratti
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POSING SOULS è un work-in-progress che cerca di raccontare le culture del mondo attraverso il ritratto.
Il primo volume di POSING SOULS raccoglie 31 ritratti scattati nell’agosto del 2012 in India e Nepal.
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