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Evitiamo i cliché!

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Parola d’ordine: evitare i cliché!

Me lo ripeto ogni volta che tiro fuori la macchina fotografica, ma, appunto… è una parola!
Non è sempre facile evitare i cliché e scattare una foto di un luogo conosciuto – e molto fotografato – che risulti nuova.
Pensate un po’ al Taj Mahal, è stato fotagrafato qualche milione di volte almeno, da ogni angolatura, da ogni punto di vista… pensate a quando vi troverete finalmente davanti – o dietro – ad uno degli edifici più noti della terra e all’ansia che la ricerca di un punto di vista diverso  vi procurerà.
Credetemi, sarà molta, ma la cosa non deve scoraggiarci, anzi dovrebbe stimolarci per fare quanto ci è permesso per tornare a casa con uno scatto diverso dal solito panorama lungo con il bell’edificio centrato simmetricamente e con i giardini e le piscine davanti.

Come si risolve il problema?
Io lo risolvo così, di solito: mi prendo più tempo possibile, mi reco sul luogo e scatto il cliché, così almeno la mia coscienza è tranquilla, poi comincio ad ipotizzare  di inquadrarlo da altre posizioni ed in orari non consueti e sperimento. Non esistono, credo altre ricette, se non sperimentare.
Non fermiamoci alla prima inquadratura.
Ecco del mitico ed inflazionato Taj Mahal quante inquadrature sono riuscito a trovare alternative alla solita.

Taj AltUn po’ di buona volontà e il cliché è sconfitto.

Di fronte ad un soggetto noto  come il Taj Mahal, la domanda da porsi è: sono davvero disposto a rinunciare all’inquadratura classica?  Oppure, ho davvero voglia di rinunciare al punto di vista migliore in favore di un’inquadratura insolita e più originale?

Io non sono così impavido ed ecco perché comunque un’inquadratura scontata preferisco comunque scattarla, ma poi mi scrollo la pigrizia di dosso e comincio a cercare inquadrature alternative altrettanto valide.

Come? Usando focali diverse, punti di ripresa non usuali (scattare dalla barca, includendo il barcaiolo, nell’esempio di sopra, aiuta ad ottenere uno scatto diverso e molto personale).
Facciamo tesoro delle diverse tecniche compositive -che mi pare superfluo elencare qui  – e proviamo ad applicarle.
Non scoraggiamoci, il cliché non vincerà!

Più difficile fotografare il Taj Mahal


Diventa più difficile fotografare il Taj Mahal di Agra.

Le restrizioni sono rigidissime, soprattutto se consideriamo il fatto di trovarci in India, dove guardare da un’altra parte, dopo aver intascato una lauta bakshees è l’abitudine nazionale.

Ma questa volta non c’è verso!

Se intendete scattare il Taj Mahal dalle rive del fiume Yamuna, alle spalle del monumento, sappiate che la zona è sorvegliata dalla polizia che vi permette di piazzare il vostro cavalletto in un solo punto – purtroppo nemmeno troppo centrato. Il resto della riva è off limits, salvaguardato da filo spinato. E anche provare a raggiunge il fiume, a piedi o in barca, è proibito.

Se volete mettervi un po’ meno obliqui, non resta che pagare 100 rupie (€ 1,50) ed entrare nel giardino botanico di Methab Bag, lì vicino, con il piccolo inconveniente che, nei giardini, non potrete usare il cavalletto. I giardini aprono alle 7 e chiudono alle 19.

Fotografo avvisato, fotografo mezzo salvato.
La polizia vi richiama un paio di volte, dopo di che vi arresta.