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Posts contrassegnato dai tag ‘travel photography’

Pazienza, la grande virtù

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La fotografia di viaggio è spesso un mix di tecnica e pazienza, dove la seconda gioca un ruolo molto, molto importante.

Viaggiare è diventato più semplice e più alla portata di molti e questo fa sì che sul nostro stesso cammino si trovino turisti e viaggiatori, rendendo la nostra fotografia una pratica più difficile – se speriamo di scattare senza intrusi.

Per questo un buon fotografo di viaggi fa della pazienza una delle sue caratteristiche principali.

Bisogna saper attendere e bisogna saper soprassedere, restare nei paraggi e riprovare…

La ricerca è un’ottima pratica.
Dobbiamo conoscere il posto che intendiamo fotografare, dobbiamo sapere quando la luce è migliore, ma soprattutto quando non ci sono turisti o intrusi.

Per molti funziona il modus operandi arriva priva e annusa lo scenario – per non è sempre legge, spesso arrivo e comincio a scattare subito,
Devo dire però che girare un po’ a zonzo e familiarizzare con quello che ci sta attorno è un’ottima tecnica – in questo modo non solo ipotizziamo inquadrature, ma siamo anche in grado di capire quando è meglio scattare.

La mia tecnica è arriva presto e vattene tardi.
Giuro, funziona! Arrivare presto garantisce il giusto tempo per organizzassi e andarsene tardi fa in modo che non ci si perda proprio nulla.
Tecnica e pazienza… Due cardini della fotografia di viaggio

Guariglia, che esempio!

Justin Gualiriga ha dalla sua una vita di passione per la fotografia documentarisitica e le macchine Leica M, che lo hanno portato ad essere un autorevole esempio per chiunque si avvicini al reportage di viaggio.

Justin Guariglia oggi è uno tra i più quotati ed apprezzati fotografi del National Geographic.

Ecco come spiega  la nascita di questa sua passione smodata per il viaggio e la fotografia di viaggio:

“Chiaramente è impossibile viaggiare senza soldi ed è coscì che mi sono avvicinato al fotogiornalismo. Negli ultimi anni 90 c’era molto lavoro, una storia qui, uno scatto là, un ritratto.. per cui fotografare per un giornale è diventato il mio modo per pagarmi bollette e affitto e viaggiare e vedere il mondo. Nonostante il lavoro, tornavo sempre indietro con un sacco di immagini personali che nemmeno mostravo ai photo editor.”


Ecco forse un grande esempio da seguire: costruire un bagaglio di immagini personali – la propria persoale library – da curare e far crescere con cura e tanta passione.
Justin Guariglia, National Geographic

Raccontare una storia

 

Sei foto per un progetto: i treni indiani

Il reportage di viaggio deve avere una caratteristica fondamentale: DEVE SAPER RACCONTARE UNA STORIA.

Evitiamo di scattare a caso, andiamo oltre i panorami, andiamo oltre i monumenti… cerchiamo di raccontare piccole/grandi storie per immagini.

Dato per scontato un concetto che mi è carissimo e cioè che ogni foto dovrebbe raccontare una storia, come possiamo migliorare i nostri reportage di viaggio – anche se poi per molti di noi altro non si tratta che foto scattate durante le vacanze.

ORGANIZZIAMO MICRO-PROGETTI
Diamoci dei temi da sviluppare, dei veri e propri progetti come ad esempio documentare il lavoro, o i mezzi di trasporto, o la religione.
Se il luogo poi lo consente, come ad esempio l’India, che conosco piuttosto bene, possiamo addentrarci in progetti più complessi come un viaggio in treno dalla prima alla settima classe, documentando tutto quello che appartiene a quel particolare mondo.

In questo modo, attraverso due o tre temi, avremo documentato con migliore dettaglio il paese che visitiamo, anche per chi il paese, magari, lo conoscerà solamente attraverso le nostre fotografie.

CERCHIAMO LA STORIA
Possiamo anche trovare un modo diverso di organizzare i nostri scatti, ad esempio inventando storie da raccontare, organizzate cronologicamente o a tappe, in modo da dare un senso preciso dello scorrere del tempo.
Quale storia scegliere di raccontare dipende solo da noi. II limite è il tempo fisico che possiamo dedicare agli scatti e alla nostra creatività.

Ad esempio una storia singolare potrebbe essere “Las Vegas oltre il gioco d’azzardo”, potrebbe essere un progetto originale e un modo singolare di documentare una città, andando oltre il clichè abusato del gioco d’azzardo.
Qualunque sia la storia che vogliamo raccontare, chiediamoci sempre se è originale, se può interessare e se davvero racconta il posto.
Spesso i posti che visitiamo sono noti a tutti e spesso lo sono attraverso sempre le medesime immagini, se non attraverso le medesime inquadrature. Possiamo provare a sviluppare le nostre storie per immagini cercando di superare il luogo comune – superare il luogo comune è un’azione che possiamo compiere partendo dalla scelta dei soggetti, dallo stile delle nostre fotografie, dalla tecnica e dal filo conduttore che decidiamo di adottare.

Secondo Jim Richardson, quotato fotografo del National Geographic, “le nostre fotografie devono riflettere qualcosa che abbiamo realmente vissuto” – non potrei trovarmi più d’accordo.
Facciamo tesoro di questa frase e proviamo a metterla in ogni scatto che portiamo a casa

Documentare un luogo con la fotografia

 

La fotografia, e in particolare quella di viaggio, contribuisce a documentare un particolare luogo.

UNICITA’
Qualunque sia il nostro stile fotografico e qualunque sia il nostro approccio, non dobbiamo dimenticarci che attraverso i nostri scatti possiamo concorrere a portare elementi di effettiva unicità in ciò che ritraiamo, senza per questo dover per forza essere i nuovi McCurry o Vitale.

RICERCA
Una solida ricerca preventiva costituisce la necessaria base per i nostri reportage di viaggi, affinchè anche il luogo più lontano culturalmente dal nostro modo di vivere non ci spiazzi irrimediabilmente.
La ricerca è fondamentale quanto trovarsi nel posto giusto al momento giusto – caratteristica principe di ogni buon fotografo di viaggio.
La ricerca permette di pianificare e anticipare, quasi sempre, gli eventi.

VA PRESTO, VATTENE TARDI
Molti fotografi hanno eletto questo adagio a loro manifesto professionale.
Spesso accade che gli eventi più interessanti di un dato luogo del pianeta siano comunque riportati sulle varie guide turistiche a disposizione di chiunque, questo particolare complica le cose e non poco… è infatti cosa sempre più comune ritrovarsi a condividere lo stesso evento con orde di turisti.-
Come uscirne? Recandoci sul luogo prima degli altri e restandoci più a lungo.
Dobbiamo cercare di arrivare prima della massa e, se possibile, dopo che la massa è ripartita, solo così potremo avere la garanzia di fotografare davvero quello che ci interessa.

SULLE VIE MENO BATTUTE
Le vie meno spesso offrono spunti fotografici molto interessanti e singolari, ma richiedono dedizione e fatica.
Abiutuiamoci a viaggiare con i mezzi di trasporto locali, a mischiarci con la gente del luogo e ad alloggiare fuori dai circuiti più turistici… sarà la nostra fotografia a guadagnarne.

COSTRUITE RELAZIONI
Non limitiamoci a fotografare, cerchiamo di costruire delle relazioni che vadano oltre il tempo necessario allo scatto.
In questo modo anche le nostre foto sapranno raccontare di più.

 

 

 

Cerchi una foto, ne trovi un’altra – 2

Ed e con che si ripete la scena di qualche giorno fa ad Agra… Esco per cercare una foto, un panorama al tramonto dei ghat, giro un po’ e mi imbatto in una scena che comincia a diventare ricorrente – purtroppo avevo lasciato il resto dell’attrezzatura in albergo e mi sono dovuto accontentare del flash incorporato, peccato!

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Più difficile fotografare il Taj Mahal


Diventa più difficile fotografare il Taj Mahal di Agra.

Le restrizioni sono rigidissime, soprattutto se consideriamo il fatto di trovarci in India, dove guardare da un’altra parte, dopo aver intascato una lauta bakshees è l’abitudine nazionale.

Ma questa volta non c’è verso!

Se intendete scattare il Taj Mahal dalle rive del fiume Yamuna, alle spalle del monumento, sappiate che la zona è sorvegliata dalla polizia che vi permette di piazzare il vostro cavalletto in un solo punto – purtroppo nemmeno troppo centrato. Il resto della riva è off limits, salvaguardato da filo spinato. E anche provare a raggiunge il fiume, a piedi o in barca, è proibito.

Se volete mettervi un po’ meno obliqui, non resta che pagare 100 rupie (€ 1,50) ed entrare nel giardino botanico di Methab Bag, lì vicino, con il piccolo inconveniente che, nei giardini, non potrete usare il cavalletto. I giardini aprono alle 7 e chiudono alle 19.

Fotografo avvisato, fotografo mezzo salvato.
La polizia vi richiama un paio di volte, dopo di che vi arresta.

Cosa portarsi in viaggio

Qualche giorno fa chiacchieravo con un amico fotografo davanti a una birra.. cosa ti porti dietro quando sei in viaggio?.

Divisi da due birre, due filosofie diametralmente opposte.

Lui: un corpo macchina e due obiettivi, un 35 e un 85.
Io: un corpo macchina, tre zoom, un flash, un cavalletto, un kit per il flash, qualche filtro, uno di quei gorillapod.

Tra me e lui ci sono cinque o sei chili di differenza, come minimo e un po’ di ingombro.

Lui vuole viaggiare leggero, preferisce limitare quello che può fotografare – quello che non posso scattare, vuol dire che non lo scatterò – . Io preferisco essere pronto e non voglio pensare ah, se solo avessi avuto un cavalletto… – per cui mi porto tutto quello che potrebbe servirmi.

Non c’è un approccio corretto e uno sbagliato.
Ma soltanto l’approccio che vi fa sentire meglio.
Anche se magari il flash lo usate una sola volta in un mese di viaggio o il cavalletto due.
Ripeto, ognuno si porti dietro quello che lo fa sentire meglio.
Giro da anni con uno zaino fotografico da 10 chili sulle spalle e la cosa non mi ha mai impedito di muovermi agevolmente e di fa fotografie anche in luoghi singolari.

C’è chi addirittura si porta dietro riflettori pieghevoli e altre amenità… Tutto vale.

La sola cosa che mi sento di consigliare: che la borsa possa essere imbarcata in aereo con voi!

Il mio kit da viaggio – se mai a qualcuno potesse interessare:

  • Nikon D700
  • Nikkor 14-24 f2.8
  • Nikkor 24-70 f2.8
  • Nikkor 70-200 f2.8
  • Speedlight 900
  • kit per flash Lumiquest
  • kit filtri per flash Honl
  • gorillapod
  • filtro polarizzatore circolare
  • filtro ND variabile
  • scatto flessibile
  • cavalletto Manfrotto a 4 sezioni in carbonio
  • … sì può sembrare un sacco di roba, ma così viaggio tranquillo

    Gestire la luce ambiente

    Per molti di noi, fotografi/viaggiatori, la luce ambiente E’ la luce della maggioranza dei nostri scatti – e per questo la qualità della luce ambiente influisce notevolmente sul risultato finale delle nostre fotografia.

    Lasciamo perdere le ore di noia e frustrazione passate invano ad aspettare la luce giusta e concentriamo questo post sul ciclo del sole durante le ore e su come sfruttare al meglio le possibilità che la luce ambient ci mette a disposizione.

    Il ciclo solare per il fotografo
    Per quanto riguarda noi fotografi il ciclo completo è così composto:

    • blue hour mattuttina
    • alba
    • golden hour mattutina (30’/60′ dopo l’alba)
    • sole alto pre-meridiano
    • massima altezza
    • sole alto post-meridiano
    • golden hour serale (30’/60′ prima del tramonto)
    • tramonto
    • blue hour serale (30’/60′ dopo il tramonto)
    • buio

    Come vediamo il ciclo solare si estende da prima dell’alba a dopo il tramonto.
    Il ciclo solare influenza l’intensità della luce, la sua direzione e la sua temperatura (o colore).
    Per cui scattare all’alba non è come scattare poco prima del tramonto e ancora meno come scattare in pieno sole a mezzogiorno.

    Qualità della luce durante il ciclo solare

    Blue hour
    Direzione:  non specifica
    Intensità:  bassa
    Colore:  molto freddo
    Contrasto: basso
    Durezza: nessuna

    Golden hour
    Direzione: molto specifica
    Intensita: da moderata a bassa
    Colore: da molto caldo a caldo
    Contrasto: moderato
    Durezza: moderata

    Sole di mezzogiorno
    Direzione: specifica
    Intensità: da alta a molto alta
    Colore: neutro
    Contrasto: estremo
    Durezza: molto dura

    Il contrasto cresce dalla golden hour mattutina fino al sole a picco di mezzogiorno, per poi decrescere fino alla golden hour serale.

    La sensibilità di un muro

    Qual è il senso di fotografare un muro?

    Qualche volta lo stesso che c’è nel fotografare un volto.
    Qualche volta i muri parlano, altre volte addirittura urlano.
    Può suonare come una sciocchezza, ma spesso ritrovo l’anima di una città o di una nazione scritta sui muri.

    All’inizio pensavo di trattasse di un vizio balordo… mi ritrovavo a scattare decine di fotografie a muri, finestre, porte… La cosa si faceva imbarazzante, pensavo. Pensavo anche ad un calo della creatività o qualcosa del genere.
    Poi ho cominciato a vedere che muri, porte, finestre erano in grado di raccontare tanto quanto i volti delle persone che incontravo.

    E ho cominciato a non trovare la cosa più tanto strana…

    Che cos’e un’avventura fotografica?

    Stage, workshop, corsi, foto tour, photo-trek… chi più ne ha più ne metta! e ora mi ci sono messo anch’io con le mie AVVENTURE FOTOGRAFICHE.

    Cos’è un’AVVENTURA FOTOGRAFICA?

    Le mie avventure fotografiche sono un’esperienza unica a meta tra un workshop e un phototrek.

    WORKSHOP
    Solitamente un workshop è di breve durata, spesso durano appena un weekend, se non addirittura una sola giornata.
    Il focus di un workshop è molto preciso – o così dovrebbe essere – e molto circoscritto e viene sviscerato a fondo, concentrando pratica e teoria nelle poche giornate o ore a disposizione.
    Il livello di attenzione richiesto è elevato e anche la devozione.
    Durante un workshop i tempi sono serrati e viene lasciato poco spazio al puro divertimento,

    PHOTO-TREK
    I photo-trek sono invece esperienze che si sviluppano su più tempo, solitamente una o due settimane. Generalmente si tengono in posti esotici e hanno lo scopo di mettere i partecipanti al cospetto di possibilità fotografiche uniche, insomma chi si iscrive ad un photo-trek deve sapere che l’aspetto critico/teorico è piuttosto sacrificato e che a volte gli insegnanti si limitano a portare il gruppo a fotografare.

    LE MIE AVVENTURE FOTOGRAFICHE
    Innanzitutto le mie avventure nascono da esperienze personali, sono cioè tagliate su progetti che ho già affrontato e portato a termine negli anni, questo mi dà la garanzia di potermi muovere con grande agio nei luoghi che propongo, sapendo esattamente quello che vale la pena vedere, fotografare e soprattutto, avendo già affrontato personalmente la cosa, come e quando.
    Ogni avventura per me è un po’ come condividere il mio bagaglio di esperienze personali sia a livello fotografico, sia di viaggiatore.

    Tutte le avventure si sviluppano nell’arco di 7/8 giorni, un tempo che ritengo pienamente sufficiente per affrontare e sviluppare sul campo le possibilità che i luoghi di destinazione offrono, senza venir presi dalla fretta e senza però dare spazio a noiosi tempi morti.

    Gli spostamenti sono volutamente limitati, in modo da dedicare il più tempo possibile a alla pratica, perché il focus di ogni avventura è appunto la pratica, senza però escludere i momenti di critica, revisione e teoria.

    Insomma, le Avventure Fotografiche sono quello che io credo essere il giusto compromesso tra un workshop e un photo-trek, sia in termini di durata, di approfondimento degli argomenti, di concentrazione e di prezzo, strizzando l’occhio all’avventura e al viaggio.